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Piazza San Carlo
31 Gennaio 2024 - 17:08
È qui il Festival di Sanremo, a Torino. È in mostra alle Gallerie d’Italia e si apre oggi con quasi una settimana di anticipo rispetto a quello dell’Ariston. È il festival degli inizi, quello in bianco e nero, il festival di Nilla Pizzi e di Nunzio Filogamo, di Gigliola Cinquetti e di Domenico Modugno, di Rita Pavone e di Claudio Villa, dei melodici contrapposti agli urlatori, di Celentano che dava scandalo cantando con le spalle al pubblico. A documentare il festival 85 scatti provenienti dall’Archivio Publifoto Intesa San Paolo, arricchiti da contributi video delle teche Rai.
«Vogliamo che questo archivio diventi patrimonio condiviso - sottolinea Michele Coppola, executive director Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo -. In occasione della mostra, infatti, abbiamo catalogato e digitalizzato tutte le 15 mila fotografie relative al festival di Sanremo che sono ora disponibili sul sito dell’archivio storico della banca».
Ottantacinque immagini che ripercorrono le origini di quel festival «nato a Torino». Parola di Aldo Grasso. «Tutte le prove dei cantanti avvenivano a Torino, negli studi della Rai - dice il noto critico televisivo, curatore della rassegna-. Solo quando erano pronti si trasferivano a Sanremo».
Si intitola “Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976” la mostra allestita nelle sale dell’istituzione museale di piazza San Carlo e aperta al pubblico fino al 12 maggio prossimo. Il titolo, naturalmente, è preso a prestito dalla famosa canzone con cui Gigliola Cinquetti vinse il festival nel 1964. «A Torino verrà anche Gigliola Cinquetti, sarà ospite del nostro palinsesto di incontri # Inside» fanno sapere dalle Gallerie d’Italia.
L’idea di Grasso è stata quella di mostrare soprattutto il dietro le quinte del festival, piuttosto che le esibizioni dei cantanti. Ecco allora le immagini della sala trucco, delle passerelle degli artisti, degli autografi, delle prove, dei parrucchieri, dell’orchestra.
Un racconto che parte dalla prima edizione del festival e si ferma al 1976, anno in cui la manifestazione canora si sposta dal Casinò al Teatro Ariston. E quante cose si scoprono. Ad esempio, che il cambio di location doveva essere solo temporaneo, «perché si dovevano fare dei lavori al Casinò - spiega Grasso -, ma poi un vigile del fuoco disse: qui non si può fare il festival, non ci sono le uscite di sicurezza». Si scopre che il festival era nato come promozione turistica della città e il suo ideatore era stato un tal Amilcare Rombaldi, ex partigiano e consulente del Comune di Sanremo. Che il festival era «un momento in cui si cercava di ritrovare la gioia di vivere». Che il merito del suo successo «è stato della radio». «C’erano molte manifestazioni canore in Italia – ricorda Grasso -, ma l’idea di trasmetterla alla radio è stata vincente». Che con l’approdo in televisione, nel ’55, «il festival diventa un evento di massa, un rito».
Ma qual è per Grasso il bello del prossimo festival?
«Il fatto che ci sarà Fiorello, Fiorello è un benessere per il paese».
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