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Randagi tra Arrivore e Stura, ora parte il piano di cattura

cani randagi gn+
Si torna a parlare di piano sperimentale per la cattura dei cani randagi che ormai da anni stazionano all’interno del parco dell’Arrivore e del parco Stura. Venti-trenta circa - il numero preciso non lo conosce nessuno - sono gli esemplari immortalati a spasso per le sponde dello Stura, tra la zona di corso Vercelli e il quartiere Bertolla. Cani che di norma non rappresenterebbero un pericolo per l’uomo. Ma qui il condizionale è d’obbligo. Negli ultimi anni, per esempio, i coltivatori degli orti dell’Arrivore hanno scoperto alcuni buchi nella rete e trovato dei cuccioli tra le casette. «Per i cani randagi - ha spiegato in Sala Rossa l’assessore al Verde, Francesco Tresso, rispondendo a un’interpellanza della consigliera del Movimento 5 Stelle, Dorotea Castiglione - , è in fase esecutiva un piano di cattura controllata insieme ad Asl e tutela animali». A tal proposito in via Germagnano è già stata predisposta dall’ufficio tutela animali del Comune di Torino una grossa area aperta, in grado di ospitarli e tenerli al sicuro. Recintata ai lati ma senza gabbie, a disposizione anche di quelle associazioni animaliste che hanno dichiarato il loro assenso alla ricerca dei quattro zampe. Metterli in un normale canile, va detto, non era assolutamente possibile. I randagi avrebbero patito, rischiando di andare incontro alla morte. «Un progetto che doveva partire già l’anno scorso - replica la coordinatrice al l’Ambiente della Circoscrizione 6, Giulia Zaccaro - , in mezzo a tanti problemi. I randagi vanno portati via dai parchi, nel più breve tempo possibile, altrimenti diventano un problema per loro stessi (rischio investimenti) e per le persone».
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