Caffé, massaggi e autista

Come molti anziani tengo allenati i pochi neuroni rimastimi leggendo libri e giornali, e risolvendo i giochi enigmistici sui settimanali specializzati, tra i quali, immancabile, la Settimana Enigmistica. Su di essa c’è una rubrica fissa che non mi perdo mai: “Se voi foste il giudice”, dove viene riassunta (con nomi di fantasia) una vicenda reale finita in tribunale e s’invita il lettore a indovinare la sentenza. Dopo anni ho imparato che essa è quasi sempre opposta a quella che il buon senso detterebbe, il che spiega la sorpresa del lettore e il successo della rubrica. Oggi in rete mi sono imbattuto in una storia che figurerebbe benissimo in quella vetrinetta giuridica. A Guidonia Montecelio (Roma) un 44enne scapolo, figlio unico di una coppia di anziani coniugi, ha scelto di vivere a sbafo alle loro spalle pur avendo un lavoro e uno stipendio. Ma non sbafa solo vitto, lavatura, stiratura e alloggio: pretende anche una paghetta, e vuole il caffè a letto servito dalla mamma, dalla quale esige anche quotidiani massaggi ai piedi. Al padre invece tocca il ruolo di autista: deve scarrozzarlo qua e là per l’Urbe. Quando i genitori, stufi, si ribellano, arrivano insulti, minacce, grida, e a volte anche botte. La vicenda è finita in tribunale e si è risolta (si fa per dire) solo adesso, dopo tre anni. E qui, come sulla Settimana Enigmistica, arriva la classica domanda: se voi foste il giudice a chi dareste ragione? La risposta non è a pagina 46, ma qua: ha vinto il bamboccione. La Corte d’Appello della Capitale lo ha assolto con formula piena dall’accusa di violenze fisiche e morali, perché i fatti denunciati sono “normali dinamiche familiari”. Madama Boldrini, ch’a disa chila quaicòs.

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