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L'inchiesta
07 Dicembre 2023 - 04:20
Ha risposto a un annuncio di lavoro ed è stata stuprata: sono passati quattro mesi da quei terribili momenti ma la vittima, una marocchina di 30 anni, ha dovuto riviverli in tribunale. Ha raccontato tutto, piangendo e accusando il suo connazionale. Che, nel frattempo, è stato arrestato: si tratta di un 39enne che, assistito dall’avvocato Marco Borio, nega di aver avuto rapporti sessuali con la donna. Tutto il contrario di quanto sostiene lei, che lunedì è stata ascoltata durante l’incidente probatorio davanti al pubblico ministero Davide Pretti.
«All’inizio di agosto ho risposto a un annuncio di lavoro pubblicato in un gruppo Facebook - ha spiegato la ragazza, che chiameremo Fatima - Ho trovato il numero di un certo Said, che mi ha dato appuntamento al capolinea del bus 68 di via Cafasso, a Borgata Sassi. Una volta lì, mi ha accompagnata vicino a un maneggio: “Tu dovrai pulire le stalle a fine giornata”».
Poi l’uomo l’avrebbe invitata a bere un caffè in un chiosco lì vicino. Un modo per far calare il buio, quando lui ha insistito per riaccompagnarla alla fermata del bus. A metà strada, vicino alla diga sul fiume Po, Said le ha chiesto di sposarlo: «Cercavo proprio una ragazza come te». Poi, di fronte ai rifiuti di Fatima, ha estratto un coltello e l’ha minacciata: «Ti ammazzo, ti butto di sotto». Allora la trentenne ha tentato di fuggire, mordendolo e prendendolo a pugni: «Ma lui mi ha raggiunto nella boscaglia, tirandomi per i capelli e per il velo. Io mi sono arresa e gli ho detto: “Fai quello che vuoi ma abbi rispetto”. Lui mi ha messo la faccia a terra, mi ha abbassato i pantaloni e mi ha violentata». Dopo lo stupro, la trentenne ha dato corda a Said, dicendo che avrebbe «fatto di tutto per renderlo felice». Invece si è rivolta agli avvocati Wisam Zreg e Iglifh Zorzi, ha denunciato il 39enne ai carabinieri e lui è finito in carcere in attesa che il pm concluda le indagini.
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