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LA STANGATA
26 Aprile 2024 - 07:30
L'Europa fa sborsare al Piemonte 30 miliardi. È questa la cifra, a grandi linee, che le famiglie piemontesi dovrebbero spendere per ristrutturare appartamenti e villette secondo il diktat della nuova direttiva “Case Green” che sta allarmando il Paese. La stima è stata fatta da Torino Cronaca insieme ad AscomEd rielaborando i dati del Cresme.

DA 30 a 100MILA EURO
A Torino, secondo i dati Enea, ben il 44,5% delle abitazioni rientrano nelle classi energetiche più basse, F e G, e dovranno essere adeguate. Con un esborso che varia da 30 a 100mila euro a seconda della tipologia di casa. «Per effettuare i lavori di efficientamento energetico richiesti dalla direttiva europea in media si spenderebbe circa il 10% del valore dell’immobile. Prendendo ad esempio un appartamento in Crocetta del valore di 300mila euro risalente agli anni Sessanta-Settanta, la spesa sarebbe di circa di 30mila euro, ma per una villetta singola fuori città, in cui vive una sola famiglia, si può arrivare tranquillamente a 100mila euro» spiega Marco Cossa, presidente di AscomEd e vicepresidente di Ascom.
Il preventivo di spesa, voce per voce, per un appartamento di 100 metri quadrati fa rabbrividire: una caldaia nuova a condensazione costa mediamente 6mila euro e si superano i 10mila per una con pompa di calore. Per rifare i serramenti ci vogliono circa 10mila euro, per isolare termicamente il tetto se ne aggiungono 30mila e il cappotto vale 150 euro al metro quadro. Infine la spesa per i pannelli solari, oscilla dai 7 ai 10mila euro a seconda della tipologia. Un vero e proprio salasso che rischia di erodere le coperture del nostro debito pubblico. Oltre a svalutare il mercato immobiliare, “bene rifugio” degli italiani.
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ALLARME SVALUTAZIONE
Secondo il Codacons gli interventi di riqualificazione energetica previsti dall’Ue potrebbero determinare nel medio termine effetti enormi sul mercato immobiliare, portando ad una svalutazione fino al 40% del valore degli immobili non oggetto di lavori di riqualificazione. Un’ulteriore mazzata sui risparmiatori che vedevano nella casa un porto sicuro su cui investire.
Per compensare la vendita a prezzo basso di un immobile venduto senza ristrutturazione, secondo Confartigianato: «dovrebbe essere prevista una misura fiscale che permetta al cittadino di detrarre in dieci anni dall'Irpef dovuta allo Stato la minusvalenza ricavata dalla vendita dell'immobile al di sotto dei valori di mercato». Tra le altre proposte anche «incentivi alla ristrutturazione e un secco no a eventuali multe per chi non aderisce». AscomEd propone invece una soluzione più drastica: «Considerando che il nostro patrimonio edilizio è vecchio - spiega il presidente Cossa - e costituito in larga parte da edifici degli anni Sessanta e Settanta non di particolare pregio, avrebbe senso pensare di aumentare le demolizioni per realizzare costruzioni ex novo».
FLOP SUPERBONUS
La direttiva “Case Green”, che ha ricevuto il voto contrario soltanto dell’Italia e dell’Ungheria, arriva guarda caso all’indomani del Superbonus 110% che non ha risolto i problemi ambientali per cui era stato ideato: «Con il Superbonus - conclude Cossa - è stato realizzato soltanto l’1% di quello che si poteva fare»
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