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La sentenza
03 Marzo 2025 - 13:52
Sedici anni di carcere per l’omicidio volontario di Ailton, suo figlio adottivo: è la condanna inflitta pochi minuti fa all’84enne Pierangelo Romagnollo, pensionato che il 5 luglio 2024 prese un tubo di ferro e uccise il figlio 40enne nel giardino della loro villetta di via Petrarca 35 a Roletto, nel Pinerolese.
Il pubblico ministero Paolo Del Grosso aveva chiesto una pena di 22 anni ma la Corte d'Assise ha riconosciuto le attenuanti generiche come prevalenti sulle aggravanti. Inoltre non ha stabilito alcun risarcimento per Claudia Lazzaro, madrina di battesimo della vittima e sorella della madre di Ailton, che si era costituita parte civile e aveva chiesto un risarcimento di 70mila euro attraverso il suo avvocato, Davide Parlatano.
A quanto pare, quel giorno di luglio padre e figlio avevano litigato perché Ailton si rifiutava di andare a lavorare. Ma sembra che i rapporti tra i due fossero tesissimi da anni e la lite sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, scatenando la furia omicida dell’84enne. Pierangelo Romagnollo, in pensione dopo aver lavorato in un’impresa di serramenti, era rimasto vedovo dieci anni fa dopo la morte della moglie. Il figlio adottivo Ailton, invece, lavorava in una ditta di combustibili, la Combustoil.
Era stato adottato da bambino, Ailton, che coltivava due grandi passioni: gli animali e il ballo latinoamericano, come si può vedere dalle foto pubblicate sui suoi profili social. In particolare, Ailton era molto legato al suo pastore tedesco: quel giorno, stando a quanto emerso in tribunale, il figlio non voleva saperne di andare a lavorare e si è alzato solo per dare da mangiare al cane. «In quel momento il padre gli ha detto di farsi fare almeno un certificato per giustificare l’assenza dal lavoro - ha ripercorso ieri in aula l’avvocato dell’84enne, Domenico Verrastro - E Ailton ha risposto qualcosa come ”togliti dalle palle”. Aveva un tubo di ferro in mano, il padre gliel’ha tolto di mano e lo ha colpito».
Il legale aveva chiesto l’assoluzione del suo assistito per legittima difesa perché «l’omicidio volontario è solo una supposizione che il pm non ha dimostrato».
Al momento Romagnollo si trova in detenzione domiciliare a casa della sorella di Verrastro, di cui è amico di lunga data: «Dopo i fatti, come si vede dagli atti e dai tabulati telefonici, il mio assistito ha prima di tutto telefonato a lei, dicendo “Lucia, ho ammazzato Ailton, voleva ammazzarmi e io mi sono difeso, gli ho dato il colpo in testa ed è morto”».
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