“Nessuna prova della detenzione in Venezuela”: il processo a Mario Burlò va avanti

Mario Burlò è irreperibile da otto mesi, ma per la giustizia italiana questo non basta a fermare il processo. “Non c’è prova che si trovi in carcere, in Venezuela”, ha detto oggi in aula il pubblico ministero Mario Bendoni. E il dibattimento prosegue. L’imprenditore torinese, ex patron dell’Auxilium Basket, è accusato di reati fiscali nella gestione del club. La difesa ha chiesto un rinvio, sostenendo che Burlò sarebbe detenuto in Sud America. Ma la giudice ha respinto l’istanza. In apertura d’udienza, l’avvocato Maurizio Basile ha depositato una nota del consolato italiano a Caracas. Il documento parla di “accertamenti in corso”, senza però confermare l’effettiva detenzione del suo assistito. Basile ha spiegato: “Abbiamo notizie informali da più fonti. Dicono che Burlò sta bene. Ma è vero, manca l’ufficialità”. Secondo quanto riferito dal legale, Burlò si trovava in Venezuela per affari nel novembre 2024. Poi, il silenzio. Da allora né la famiglia né gli avvocati sono riusciti a contattarlo. La giudice non ha accolto la richiesta di rinvio. “Le informazioni sono generiche e prive di riscontro”, ha scritto nell’ordinanza letta in aula. Di conseguenza, il processo a carico dell’imprenditore continua, in sua assenza. Solo pochi mesi fa, la Corte di Cassazione ha assolto Burlò da un’accusa pesante: concorso esterno in associazione mafiosa. Ora resta aperto il fronte fiscale legato alla gestione dell’ex società sportiva.

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