Perché Sergio Marchionne non andava in ferie

Sono tutti in ferie. «Ma in ferie da cosa?», diceva Sergio Marchionne all’inizio della sua avventura in Fiat. Sono in vacanza i vertici della Regione, quelli del Comune, i politici di ogni ordine e grado e forse lo è anche l’Arcivescovo. E poi, via, via, i presidenti delle circoscrizioni, i dirigenti delle forze dell’ordine, i boiardi della Sanità, dei Trasporti pubblici, dello smaltimento dei rifiuti e via dicendo. Nel pubblico e in quasi tutto il settore privato, i capi non sono a Torino, ma in qualche spiaggia, nelle capitali estere o al fresco in montagna. Eppure ogni cosa funziona come prima e sembra che la presenza o meno di taluni, sia ininfluente rispetto a ciò che accade, nel bene e nel male. Quel che deve funzionare funziona e le cose brutte succedono, indipendentemente dalla presenza o meno di chi “comanda a Torino”. Verrebbe quasi da dire di lasciare le cose così come stanno. In fondo la città semi deserta è decisamente più vivibile, i mezzi pubblici funzionano, i parcheggi sono liberi e gratuiti e non ci sono gli ausiliari del traffico che fanno le multe a raffica. Nel mese di agosto poi, sia l’Agenzia delle Entrate che Soris evitano l’invio delle fastidiose cartelle esattoriali (saranno in ferie anche loro) e questi giorni estivi, per chi resta in città, sono un vero bengodi. A settembre, invece, tutto tornerà com’era prima: ritmi frenetici, traffico caotico, bollettini da pagare e ciascuno ci metta un po’ del suo... Si rimpiangerà il paradisiaco mese d’agosto in città, quando i più fortunati prendono le ferie da chi va in ferie. 

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