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Una storia paradossale

In questa città oggi è vietato morire: mancano i necrofori, stop ai funerali

Succede in Piemonte, a causa della contemporanea assenza, fra malattie e infortuni, di 8 addetti su 10

cuneo, 24 ore senza sepolture: otto necrofori assenti e il comune ferma gli 11 cimiteri

Vietato morire, per un giorno. Sembra una boutade, e invece è la fotografia amara di un ingranaggio che s’inceppa proprio nel momento in cui la città dovrebbe garantire l’ultimo passaggio di una vita. A Cuneo, sabato 15 novembre, i cimiteri resteranno fermi: sepolture sospese in tutti gli undici campisanti del capoluogo e delle frazioni. Perché? Perché la macchina comunale si è trovata improvvisamente con due soli operatori su dieci nel reparto necroforato. Otto assenze tra malattie, infortuni e ferie: una “combinazione sfortunata di assenze”, la definisce il vicesindaco Luca Serale. Ma la domanda sorge, inevitabile: è accettabile che un servizio essenziale dipenda dall’equilibrio precario di una squadra ridotta all’osso?

Il caso: una città in stand-by per 24 ore
La nota ufficiale del Comune è partita giovedì mattina, indirizzata a una ventina di imprese funebri che operano sul territorio. Le parole sono chiare: sabato non si potranno effettuare sepolture nei cimiteri di Cuneo e delle frazioni. Di fatto, un blocco che si riflette anche sui funerali: per evitare cerimonie senza tumulazione, l’amministrazione ha disattivato per l’intera giornata il portale delle prenotazioni. Un intervento drastico, reso necessario dall’insufficienza del personale operativo: con soli due addetti disponibili, “insufficienti per garantire le procedure previste”, non si può andare avanti. La programmazione è saltata proprio nel giorno che, tradizionalmente, registra più funerali.

Il sabato, per prassi e convenienza delle famiglie, concentra spesso le esequie: per questo lo stop ha creato disagi immediati alle imprese funebri, costrette a ripensare agende e organizzazione. In una settimana già complessa, novembre, che per ragioni culturali e religiose intensifica il lavoro legato alla memoria dei defunti, il cortocircuito rischiava di diventare un caso.

L’argine: nessun decesso e un funerale anticipato
Una circostanza ha mitigato l’emergenza: nella giornata di ieri non si sono registrati nuovi decessi in città. Un dato che ha evitato l’accumulo di pratiche in attesa e ha permesso di gestire l’unico caso sensibile: i funerali della madre di un sacerdote cuneese, anticipati a ieri proprio per consentire alla famiglia di partecipare e per evitare problemi di tumulazione nel giorno di blocco. Segno che, nonostante la rigidità del dispositivo amministrativo, si è cercato un compromesso umano, là dove possibile.

Le domande che restano: prevedibilità e prevenzione
Ciò che è accaduto a Cuneo sembra il prodotto di una somma di eventi ordinari – malattie, infortuni, ferie – che, combinati, diventano straordinari. Ma proprio per questo apre interrogativi di sistema. Esistono piani di continuità capaci di reggere all’urto di assenze multiple, per quanto sfortunate? Quale soglia minima di personale garantisce la tenuta di un servizio essenziale come le sepolture? È possibile immaginare forme di reperibilità, convenzioni temporanee, affiancamenti o rotazioni che evitino di bloccare un intero settore, anche solo per 24 ore? Le risposte, oggi, non stanno nei numeri, ma nell’organizzazione. 

Parlare di “combinazione sfortunata” è corretto sul piano fattuale (e l'amministrazione comunale esclude uno "sciopero bianco"). E tuttavia, se otto assenze su dieci possono paralizzare l’intero reparto, vuol dire che l’architettura è esposta a rischi non marginali. Non è un giudizio, ma una constatazione organizzativa: dove le squadre sono numericamente ridotte, ogni imprevisto pesa il doppio. Vale per la nettezza urbana, per i servizi tecnici, e ancora di più per il settore cimiteriale, dove la dimensione simbolica e civile del servizio si somma alle procedure amministrative. C’è anche un tema di percezione pubblica.

Il titolo che anche noi scegliamo – “vietato morire” – colpisce per la sua ironia tragica, ma rivela un sentimento profondo: l’aspettativa che i servizi “dell’ultimo miglio” non si interrompano mai. Quando succede, l’eccezione diventa immediatamente notizia, e la notizia diventa domanda collettiva: poteva essere evitato? A volte la risposta è no. Altre volte dipende da margini di manovra che si acquistano con pianificazione, formazione, scelte di organico.


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