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06 Ottobre 2022 - 08:26
Ci saranno i grandi capolavori comunemente riconosciuti, come “Specchio della vita” di Pellizza da Volpedo esposto alla Mostra nazionale di Belle Arti di Torino del 1898 e due anni più tardi all’Esposizione Universale di Parigi, “Dopo il duello” , dipinto giovanile di Antonio Mancini, “L’edera”, l’ultimo lavoro di Tranquillo Cremona, e ci saranno quelli considerati tali all’epoca in cui vennero acquisiti dal museo, come “Ecco Gerusalemme!” di Enrico Gamba o “Nobili in viaggio” di Francesco Gonin (i due dipinti sono stati restaurati in occasione della mostra grazie al sostegno degli Amici della Fondazione Torino Musei).
Ci saranno opere già presentate al pubblico e altre inedite, conservate fino ad ora nei depositi del museo. Si potrà vedere la pittura tradizionale del figurativo e le nuove ricerche sul paesaggio, come il verismo pittorico di Carlo Pittara con il suo ritorno “Ritorno alla stalla”. Ci sarà anche una delle prime tele sul tema del femminicidio, “La femme de Claude” di Francesco Mosso che ritrae una donna distesa sul sofà colpita a morte con una rivoltella. Si annuncia “ricca di sorprese” la rassegna “Ottocento” che si aprirà domani alla Gam di Torino (rimarrà allestita fino all’11 aprile 2023).
Il più antico museo d’arte moderna d’Italia inaugura la nuova stagione espositiva ripartendo dalle sue collezioni e mette in mostra una parte di quella raccolta ottocentesca rimasta per quattro anni, dal dicembre del 2018, non visibile al pubblico. «Uno sguardo sull’Ottocento non poteva mancare - sottolinea il direttore della Gam Riccardo Passoni - se si considera che tra pochi mesi il Museo Civico, da cui si è originata la Galleria d’Arte Moderna, compirà 160 anni ed è noto che lo sviluppo delle acquisizioni partì dall’attenzione all’arte contemporanea».
Curata dallo stesso Passoni e da Virginia Bertone, conservatore capo delle raccolte della Gam, e articolata in otto sezioni (Nascita di una collezione, Nuove sensibilità e ricerche, La pittura di paesaggio al Museo Civico, Dalla Scapigliatura al Divisionismo e Ricerche simboliste tra pittura e scultura e tre spazi monografici dedicati ad Andrea Gastaldi, Antonio Fontanesi e Giacomo Grosso), l’esposizione si apre con una delle primissime acquisizioni per il nascituro Museo Civico, il “Pietro Micca” di Andrea Gastaldi, diventato icona simbolica della collezione. Di qui il percorso espositivo si snoda lungo una settantina di opere tra dipinti, pastelli, grandi disegni a carbone, sculture, gessi, cere dove ai temi della pittura di paesaggio, pittura di storia e di figura si aggiunge il tema della donna. Ed è proprio con un’opera al femminile, “La triste madre” di Evangelina Alciati, che si chiude la rassegna.
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