l'editoriale
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28 Agosto 2021 - 08:00
«Ho fatto il caffè a magistrati, avvocati, mafiosi e brigatisti. E adesso mi fanno chiudere i battenti, mi spiace tanto per i parenti dei detenuti». È furente Ivana Zanaboni, da 8 anni dietro al bancone del “chiosco della libertà” di via Aglietta, ribattezzato così perché situato di fronte al carcere circondariale Lorusso e Cutugno alle Vallette. Un luogo che ha visto alternarsi i più spietati criminali a tutori della legge. Dagli avvocati Foti e Calabrese ai killer delle Brigate Rosse, come Paolo Stroppiana e Marcello Ghiringhelli.
Ma il chiosco, scelto anche da Mediaset come set di una scena di un film in uscita con Raoul Bova, in questi anni è stato soprattutto un vero e proprio punto di riferimento per i famigliari dei detenuti che andavano a trovare i propri cari dietro le sbarre e che, da oggi, non potranno più avere un luogo ritrovo in cui confrontarsi e supportarsi a vicenda. Il motivo? «Il carcere ha deciso di non rinnovare la concessione del bar alla proprietà - spiega Ivana, da ieri è rimasta senza lavoro -, ho chiesto di intestarmi il chiosco ma mi hanno detto che non è possibile. Ed è un vero peccato considerando quanto è amato questo posto».
In suo supporto infatti è accorsa una folla di gente in una manifestazione di protesta. Come Candida Polieri, Fabiola Russo, Enza Cosentino e tante altre donne, parenti dei carcerati, che non hanno paura di metterci la faccia per supportare Ivana: «Siamo clienti affezionatissime, Ivana non merita questo e neppure il quartiere Vallette. Siamo qui per protestare contro questa decisione assurda, considerando che da qui passano almeno trecento persone al giorno per trovare un po’ di conforto e amicizia, c’è anche gente che viene da fuori con i bambini appena nati». Al caso si è interessato anche Michele Checa, presidente dell’associazione Libertà di Parola: «Ci auguriamo che si trovi un accordo».
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