l'editoriale
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04 Maggio 2022 - 07:46
Foto: Depositphotos
Lo spettro dell’inflazione aleggia sulla ripresa dei consumi dopo l’anno orribile del Covid. E cresce e il divario sociale. A Torino la percezione del potere d’acquisto delle famiglie e l’aumento dei consumi nel 2021 hanno fatto ben sperare, ma il progressivo aumento dei prezzi frena ogni entusiasmo e passa dall’uno al quattro per centro nel primo trimestre dell’anno. Per qualcuno non sarebbe lontana dal dieci. La “campanella d’allarme” suona a margine del bilancio tracciato dalla Camera di commercio su dodici mesi positivi per i consumi, da cui si evince come l’idea di potersi progressivamente lasciare alle spalle l’emergenza pandemica abbia fatto crescere non solo più le spese alimentari, ma anche quelle per beni voluttuari. Tecnologia, abbigliamento, arredamento, oppure, cene al ristorante e viaggi dopo tanti lockdown. Questo, però, a scapito del risparmio. Non tutti posso permetterselo, insomma e così tornano a diminuire le famiglie che riescono a mettere qualcosa da parte a fine mese. Solo più una su quattro a Torino. Nel 2016 erano oltre il 40%.
NEL 2022 CRESCONO I PREZZI «Se l’inflazione era bassa a fine dello scorso anno i primi segnali di quello in corso sono già evidenti nel primo trimestre» commenta il presidente della Camera di commercio di Torino, Dario Gallina. «Ci aspettiamo effetti molto più importanti del previsto sul potere di acquisto delle famiglie. Ci sarà un aumento della spesa ma a parità di beni: non significa una crescita dei consumi, ma sarà semplicemente un effetto dell’inflazione. Ci sono meno famiglie che hanno capacità di risparmio e sono scese da oltre il 40% al 25% tra il 2016 e il 2021. C’è una minore capacità di risparmio per cui da questo punto di vista siamo più poveri».
CRESCE IL DIVARIO SOCIALE Se quest’anno è partito male, con la crisi dell’energia già agli inizi dell’inverno, quello precedente sembrava mandare segnali in positivo fino ad allora. Almeno nei consumi, per cui la spesa media mensile delle famiglie è stata di 2.524 euro, per un +3,9% rispetto ai dodici mesi dell’anno precedente, seppur con valori ancora lontani dal periodo precedente alla pandemia. Aumentate, soprattutto, le spese non alimentari e in particolare quelle per la casa, ma non per tutte le famiglie: quelle più agiate hanno speso più del doppio, soprattutto in viaggi e vacanze e pasti fuori casa, ma anche vestiti, calzature, visite mediche specialistiche. Con la pandemia sono cambiati i comportamenti. L’asporto è cresciuto del 36,5% come il commercio e l'intrattenimento su Internet. «Si assiste a una lieve ripresa dei consumi, in particolare non alimentari, ma si accentua il divario tra famiglie abbienti e quelle in condizione di autosufficienza - commenta ancora il presidente Gallina -. La tecnologia entra sempre più a far parte stabilmente dei comportamenti delle famiglie che scelgono il web non solo per acquisti, ma anche per i servizi bancari o l'intrattenimento».
Le spese legate alla casa, prima tra le voci “non alimentari”, sono aumentate di 30 euro mensili. In aumento anche le spese per utenze domestiche ma solo di appena un decimo del totale. Non tornano ai livelli di tre anni fa, invece, le categorie che all’esplosione della pandemia hanno subito un calo maggiore: trasporti e comunicazioni, mobili e arredamento, ricreazione, spettacolo e cultura, che comprendono anche spese in viaggi e pasti fuori casa, oltre a servizi sanitari e salute. Al contrario quelle per abbigliamento e calzature, che a casa del Covid avevano subito una flessione importante.
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