Bruno Pizzul si è spento questa mattina all’età di 86 anni all’ospedale di Gorizia. Con lui se ne va un’icona del giornalismo sportivo, la voce che ha accompagnato generazioni di tifosi, intrecciando emozioni e cronaca, passione e competenza.
Nato a Cormons, in provincia di Udine, l’8 marzo 1938, Pizzul ha segnato un’epoca con le sue telecronache, diventando il narratore ufficiale della Nazionale italiana dal 1986 al 2002. Il suo timbro inconfondibile ha scandito momenti memorabili del calcio azzurro, dalle notti magiche di Italia '90 fino all’ultima partita commentata: Italia-Slovenia (0-1), era il 21 agosto 2002.
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Attraverso un concorso entro a far parte della Rai, dove condusse programmi come "Domenica Sprint" e poi della "Domenica Sportiva". Pizzul non si dedicò solo a commentare il calcio, infatti ha descritto e raccontò anche gli eventi di altri sport come il pugilato, il ciclismo, il tennis da tavolo, l'ippica, le bocce e la navigazione con barca a vela.
Giornalista raffinato, mai sopra le righe, ha saputo trasmettere la passione per lo sport con eleganza e misura. La carriera del telecronista friulano è stato profondamente legata alla città di Torino, in particolare ai colori bianconeri. La partita di esordio ai microfoni fu lo spareggio di Coppa Italia dell'8 aprile del 1970 tra Juventus e Bologna. Pizzul fu la voce della tragedia dell’Heysel nel 1985, quando la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool si trasformò in una notte di orrore. Lo stesso Pizzul dichiarò anni dopo la finale: "È una memoria che talvolta vorrei cancellare, ma non si può scordare ciò che dovrebbe portarci verso comportamenti più sereni e meno delittuosi".
Prima di approdare in Rai, nel 1969, Pizzul aveva tentato la carriera da calciatore. Centromediano di buona struttura fisica, aveva vestito le maglie di Catania, Ischia, Udinese e Sassari Torres, senza però mai sfondare nel grande calcio. Il destino, però, gli aveva riservato un ruolo ancora più importante: raccontarlo.
Negli ultimi anni era tornato nella sua terra, il Friuli, senza mai smettere di raccontare il calcio. Collaborava con il Messaggero Veneto e con diverse testate televisive e radiofoniche, mantenendo vivo quel legame con il mondo dello sport che lo ha reso una figura unica e insostituibile.
Se n’è andato a pochi giorni dal suo 87° compleanno, lasciando dietro di sé un’eredità di parole e di emozioni. Bruno Pizzul non era solo un telecronista: era la voce del calcio italiano.