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Dalla Torre Littoria alla Lancia: ecco la Torino dei “grattacielini”

Torre

Tante cose si possono dire di Torino, tranne che sia una città slanciata in altezza. Altre città, italiane e straniere, per secoli hanno battuto la piccola capitale dei Savoia: si pensi alle mille città turrite della penisola, da Alba in Piemonte a Volterra, San Gimignano in Toscana; si immagini lo skyline inconfondibile di Firenze o Roma. Torino ha scoperto l’altezza nel XIX secolo, grazie alla genialità di Alessandro Antonelli e Francesco Faà di Bruno. Ma, eccetto la Mole Antonelliana e il campanile della chiesa di Nostra Signora del Suffragio e Santa Zita, in zona San Donato, tutti gli altri edifici torinesi erano di mediocre altezza. A cambiare le cose ci pensò il fascismo, che eresse negli anni Trenta, nel corso di un più ampio intervento di rifacimento del centro storico, un monumento avulso dal contesto urbano circostante, la discussa Torre Littoria. Espressione tra le più celebri del razionalismo italiano, è una sfida del regime alla città dei Savoia: monumento al fascismo dirimpetto al palazzo dei sovrani.

La torre fu completata nel 1933 e per lungo tempo rimase l’unico grattacielo degno di tale nome, anche se a Torino dopo la seconda guerra mondiale pullularono dei “grattacielini”, torri in miniatura poco più alte di dieci piani che, per il gusto provinciale che da sempre contraddistingue il capoluogo piemontese, erano a tutti gli effetti dei colossi. Nulla a che vedere con New York, ovviamente. La gran parte dei “grattacielini” di Torino sorsero in deroga al piano regolatore, creati per soddisfare le brame di speculazione edilizia del dopoguerra; il tutto in luoghi storici, spesso altamente significativi. Così nacquero le torri di piazza Solferino, il grattacielo Rai di via Cernaia o la torre Bbpr di piazza Statuto. È di quegli anni anche il grattacielo Lancia di borgo San Paolo, voluto da Gianni Lancia per essere sede dell’omonima casa automobilistica (lo rimase fino al 1969). Alto 70 metri, con 17 piani, era il secondo edificio più alto della città dopo la torre Littoria.

Stessa altezza delle Torri Di Vittorio, erette nel 1980 in zona Pietra Alta, quasi un simbolo della Torino Nord e del sogno di sviluppo degli anni ’80. Sogno infranto, anche perché Torino entrò rapidamente in un lento tramonto dal quale non è ancora uscita (come l’Italia in generale). Nonostante ciò, gli anni recenti sono stati testimoni di due progetti faraonici molto discussi: i grattacieli dell’Intesa San Paolo e della Regione Piemonte. 167 metri uno, 209 metri l’altro, sono stati accolti con non molto entusiasmo dai torinesi, abituati a uno skyline “piatto”; alla fine, la torre Intesa risultò qualche centimetro più bassa della Mole per non toglierle il primato, mentre la seconda torre, quella della Regione, ottenne il primato di edificio più alto della città. Anche altre torri sarebbero nei cassetti del Comune di Torino, pronte a saltar fuori al momento più propizio. C’è da chiedersi, viste le attuali contingenze, quando sarà. E se la storia e l’estetica di Torino non prediligano un’edilizia più moderata.

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