l'editoriale
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03 Maggio 2022 - 10:37
La sua facciata è sobria e quasi minimale; eppure, il palazzo Reale di Torino è stato per quattro secoli il cuore della dinastia sabauda e una importante reggia barocca, una delle più celebri d’Europa. In precedenza qui vi era il Palazzo Vescovile, scelto da Emanuele Filiberto, duca di Savoia, come sua residenza torinese. D’altronde, quando il duca Testa di Ferro giunse in città dopo la battaglia di San Quintino, si rese conto che Torino era piccola e inadatta ad ospitare una corte degna di questo nome. Unico palazzo degno di nota era la dimora del vescovo, dalla quale si potevano anche sorvegliare i due ingressi della città (Porta Palatina e Porta Pretoria).
Durante il regno di Vittorio Amedeo II fu creata la Galleria del Daniel, intitolata a Daniel Seiter, che dipinse i sontuosi affreschi che vi si vedono. Vittorio Amedeo II fece costruire anche una collezione di appartamenti estivi con vista sulla corte e un appartamento invernale con vista sui giardini. Con gli anni, palazzo Ducale - e poi Reale - venne ammodernato e continuamente impreziosito, specie in occasioni di importanti ricorrenze, come i matrimoni reali. Tra gli interventi di maggiore rilievo, quelli di Filippo Juvarra, che progettò per collegare il primo al secondo piano nobile la stupefacente Scala delle Forbici (1720).
Il secondo, imponente Scalone d’Onore, che unisce il cortile con il salone degli Svizzeri, è del 1862, e doveva essere funzionale al nuovo ruolo del palazzo come reggia del re d’Italia. Dal palazzo Reale di Torino si venne a costituire la cosiddetta “zona di comando”, incentrata intorno a piazza Castello, sede dei più importanti palazzi, naturalmente strettamente legati a splendide ville e altre dimore lontane dal centro cittadino - alcune delle quali soprannominate - insieme - la corona delle delizie o “corona delle delizie” per la loro grande bellezza. Curiosamente, dall’esterno, fino a tutto il Settecento, il palazzo dei Savoia si poteva intravvedere nascosto dietro un monumentale padiglione barocco costruito per le ostensioni della Sindone.
Una visuale che, oggi, ci può sembrare davvero poco monumentale: il padiglione della Sindone interrompeva, infatti, piazza Castello rendendola molto più piccola. A distruggerlo fu un incendio nel 1811; fu sostituito più avanti dall’attuale cancellata di Pelagio Palagi, con i due dioscuri Castore e Polluce, che dividono piazza Castello dalla piazzetta Reale. Forse non lo ricordiamo più, ma per anni proprio qui, davanti al palazzo dei Savoia, la piazza era adibita a parcheggio pubblico. Lo stesso edificio appariva dipinto di uno spiacevole color ocra, e l’intero complesso reale ha atteso solo in tempi relativamente recenti una sua rinascita. Ultimi, i monumentali Giardini Reali, realizzati su disegno di André Le Nôtre, l’architetto che curò per Luigi XIV i giardini di Versailles.
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