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Quando Chivasso era capitale del marchesato del Monferrato

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Chi l’avrebbe detto che Chivasso, poco più di 26mila abitanti, è stata una capitale? Piccola ma rispettabile capitale di una potente signoria piemontese: il marchesato del Monferrato. Difficile intuirlo, perché la collocazione di Chivasso la pone distante dalle colline del vino e dei castelli; ma è così: prima di Casale, i signori del Monferrato risiedevano (anche) qui, in sostanza alle porte di Torino (e fuori dall’area geografica del Monferrato). La città ha comunque un’origine ben più antica, come lascia intendere il suo nome, etimo tardo-latino: inizialmente fu “Clavasium”, che sarebbe derivato dal toponimo “clivus” (“collina”) e dal suffisso “aceus”, per intendere un luogo fronteggiante la collina di Torino. Qui furono presenti i popoli pre-latini (Salassi e Galli Cisalpini); i Romani fondarono a Chivasso una loro colonia con funzione di accampamento militare.

Nel Medioevo i marchesi discendenti da Aleramo di Monferrato fecero di Chivasso un vivace centro culturale e politico, capitale (se così possiamo chiamarla) della loro variegata signoria. Anche i marchesi Paleologi, che succedettero agli Aleramici, mantennero la capitale a Chivasso, attraendo in città artisti e poeti. Nel 1431, però, la città fu conquistata dai Savoia e annessa ai territori sabaudi. Da quel momento, aggregata ai territori dei nuovi dominatori, Chivasso mantenne uno status di opaca cittadina di provincia, nella quale la vivacità culturale dei secoli passati era ormai passata. Nel 1705 qui si verificò una importante battaglia nel corso della guerra di successione di Spagna: i francesi assediarono duramente Chivasso dalla metà del mese di giugno fino a tutto il mese di luglio.

La piazza chivassese era stata concepita come difesa della capitale sabauda: nonostante la caduta di Chivasso in mani franco-spagnole, il duca de La Feuillade, comandante delle truppe del Re Sole, si presentò sì davanti a Torino, ma dovette constatare che il lungo assedio aveva logorato talmente le sue forze da rendergli impossibile l’attacco alla capitale dei Savoia. Fu forse grazie al sacrificio di Chivasso che il Piemonte poté salvarsi dalla minaccia di Luigi XIV. Fu nell’Ottocento che Chivasso si segnalò nuovamente, diventando sede di un importante ospedale e di una delle prime stazioni piemontesi.

L’importanza di Chivasso si accrebbe grazie alla costruzione dell’imponente canale Cavour, che proprio da questa città prendeva le acque che avrebbero irrigato le pianure agricole del Vercellese. Nel 1943, a Chivasso fu firmato un importante documento che è passato alla storia come Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, o Dichiarazione (o Carta) di Chivasso. Il documento immaginava per l’Italia un futuro di nazione federale e repubblicana, su base regionale. Le direttive della Carta non furono però attuate se non in parte.

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