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La dottrina di Macron

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Mi piacerebbe chiamarlo “lasciapassare” alla faccia di quel “Green Pass” che ci fa inchinare ancora una volta a termini anglosassoni. Ma tant’è. Quell’app sul telefonino, che può essere anche (respirate...) in formato cartaceo sarà indispensabile non solo per i viaggi o per partecipare a grandi eventi, ma persino per partecipare a una tavolata tra amici. Senza esagerazioni (forse) come l’obbligo di esibirlo per sorbire un caffè al bancone del bar, ma circa meno quasi. Ed ha pure una valenza non trascurabile e lo dimostrerebbe l’effetto Macron che, dopo averlo imposto, ha ottenuto in meno di 24 ore oltre un milione di nuovi vaccinati. Insomma Green Pass vuol dire vita, famiglia, amici, vacanze. E via di seguito, anche nei momenti di qualche sfrenato vizietto. Insomma, serve se si vuole evitare un’altra pandemia settembrina grazie alla variante Delta che sta facendo pericolosi proseliti non solo in Gran Bretagna, ma quasi ovunque nel mondo. E noi, che facciamo? Ci accodiamo al metodo Macron - la dottrina Macron dopo quella di Mitterand -, o al solito cercheremo di annacquare il diktat con le solite mezze misure, le eccezioni e i rimpalli? A casa nostra, parlo del Piemonte mi pare che l’atteggiamento sia tiepido, e che si ragioni più sui numeri soddisfacenti di contagi e ricoveri, che di razionale prevenzione. C’è la scuola che incombe, ci sarà il ritorno al lavoro dopo le ferie, resta l’incubo dei trasporti pubblici, ci sarà l’onda di ritorno dei vacanzieri. E allora? Con l’italico vizio di non scontentare nessuno, neppure Bonucci e compagni che volevano il bagno di folla con il bus scoperto nella capitale per mostrare la Coppa, sapremo essere non duri, ma semplicemente razionali? Per ora la domanda resta sospesa. Forse in attesa di scoprire che cosa accadrà nei prossimi dieci giorni e far di conto sui contagi da football. beppe.fossati@cronacaqui.it
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