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Sharp pencil

Matita (Depositphotos)

LAPIS

Un tempo, la matita si diceva lapis. Parola aulica, di chiara origine latina, che è stata usata per indicare tutte le pietre impiegate per disegnare. Alla fine, nell’Ottocento, il lapis indicò le prime matite prodotte industrialmente, talvolta indicate anche con la loro marca (è il caso delle Karandash, che talvolta furono usate come sinonimo e che in alcuni paesi, come la Russia, danno ancora il nome alla matita).

MATITA

Scrivere con il sangue. E perché no? Dal Quattrocento, il termine con il quale si indicavano le moderne matite era lapis aematitis, cioè pietra sanguigna (da cui la moderna matita rossa usata per i disegni). Soppressa la vocale iniziale, rimase la parola ematite, e da lì all’attuale termine matita il passo è stato brevissimo.

BIRO

Non ci pensiamo mai, ma la parola biro porta il nome del suo inventore. László Bíró (1899-1985), ungherese, è stato infatti il “papà” della moderna penna a sfera. Bíró non era un vero inventore, ma un giornalista: scriveva continuamente, riempiendo interi taccuini di appunti scritti con la stilografica. Decise dunque di inventare uno strumento per facilitare la scrittura. La grande diffusione della biro si dovette però al torinese Marcel Bich, che acquistò il brevetto di Bíró.

PENNA

In lingua latina, la pinna indicava tanto la penna degli uccelli che l’ala. E, come è ben noto, nell’antichità si scriveva intingendo nel calamaio le penne d’oca, che per la loro flessibilità erano preferite al vecchio calamo di epoca greco-latina. Le penne d’oca furono usate fino alla metà dell’Ottocento, e quando si usarono le prime stilografiche esse vennero chiamate (guardacaso) penne. Da lì, il termine è rimasto fino ai giorni nostri, anche se ormai nessuno usa ancora le vecchie piume d’oca per scrivere.
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