l'editoriale
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08 Agosto 2022 - 07:41
«Andava tutto bene sì, ma solo in apparenza. Lui non era normale, secondo me. Ogni volta che accendevo la televisione di sera, anche se erano soltanto le 22, prendeva il bastone e picchiava forte sul soffitto. Spesso, a mezzanotte, andava in cantina e mi staccava il contatore della luce. Stavo per denunciarlo ai carabinieri». Non era una persona così «tranquilla» come qualche vicino, frettolosamente, ha detto ieri davanti a qualche telecamera, Giovenale Aragno, l’uomo che ha assassinato la moglie Silvana Arena. Lo conferma una vicina di casa, che sarebbe stata vittima per mesi di una forma di «stalking condominiale». «Ho chiamato l’amministratore più volte per segnalare il problema - prosegue la signora, che vive al piano di sopra - e dopo che anche i tecnici, dopo un sopralluogo in cantina, mi hanno confermato che l’interruttore veniva volontariamente spento, ero pronta ad andare in caserma per fare querela. Un’altra volta quell’uomo ha tagliato le gomme della macchina a un’altra signora». «Perché? Perché non sopportava nulla. E nessuno. E con la moglie litigavano da anni», conferma la testimone, che aggiunge: «Già da quando nel mio alloggio viveva mia cognata, mi diceva che in quella casa non si poteva andare. Non posso spiegare perché, meglio di no».
Che ci fosse un clima non sereno, al primo piano di quella palazzina signorile, lo conferma anche un’altra residente: «Che erano separati in casa da anni perché non andavano più d’accordo lo sapevamo tutti», racconta Roberta. «Ma certo lui, se lo incontravi la mattina, sembrava un signore distinto. Così gentile, forse troppo gentile, ora che ci penso, questo l’aspetto inquietante». Ieri mattina le urla di Silvana sono state sentite anche da chi vive nel palazzo a fianco, che dista alcuni metri dall’edificio del delitto. «Stavo andando a pranzo dal mio amico - racconta un residente - che vive di fronte alle loro finestre. Era così scosso che alcuni commensali hanno rinunciato al pranzo. Mi ha chiesto di restare per fargli compagnia. Lui conosceva l’assassino perché qualche volta ci è andato in bici insieme. Ma era da tempo che ormai quell’uomo in bici andava soltanto da solo». Che il movente dei litigi e forse quindi dell’omicidio sia legato alla gestione del denaro e alla presunta assenza di generosità del marito verso la figlia, è confermato da altri residenti: «Bisticciavano per la figlia, che per alcuni problemi personali viveva in una comunità a Terni e aveva bisogno di soldi. Lui però non voleva darglieli, e la mamma ci soffriva». «Spesso la signora Silvana - conferma un’altra residente - si lamentava anche del fatto che il marito non volesse andare a trovarla, la figlia a Terni. Era lontana, lei sarebbe voluta andare giù recentemente a salutarla, camminava anche poco bene. Ma lui si opponeva. E li sentivamo urlare». Di problemi economici, dicono nel quartiere, i pensionati non ne avevano. «Lui è stato nel commercio per una vita - conferma un ciclista che lo conosceva di vista - si comprava tante bici, ne aveva tantissime e viaggiava parecchio. Usciva solo per quello, ma era sempre da solo».
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