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27 Aprile 2022 - 07:55
“Parlami, e ti dirò come stai”. Potrebbe sembrare fantascienza, ma uno strumento che promette di riconoscere le malattie a distanza, semplicemente analizzando i suoni emessi dalla bocca, esiste davvero. Si chiama VoiceMed, come la start up che l’ha messo a punto. E interessa molto anche alla Asl Città di Torino, che ha deciso di testarlo sul Covid. La sperimentazione dei “tamponi vocali” è già partita, i volontari sono stati trovati tra un molecolare (vero) e l’altro, nell’hotspot di via Plava, e nei prossimi giorni si avranno i primi risultati.
I soggetti selezionati sono 700, i “campioni vocali” già raccolti 350. Uomini e donne di diverse età che hanno deciso di dedicare cinque minuti del proprio tempo alla ricerca con pochi semplici click, qualche colpo di tosse e vocalizzo registrati attraverso il telefonino.
VoiceMed, dal canto suo, ha fatto uno studio da cui emerge una discreta sensibilità della App, che dimostrerebbe una affidabilità del 74%. Lo scopo della Asl, adesso, è verificare se funziona con numeri più grandi.
«Nelle prossime due, tre settimane - spiega il dottor Andrea Calcagno, dirigente medico della clinica universitaria di Malattie Infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia - analizzeremo i dati per verificare quale sia il potere diagnostico dell’esame della voce e poi, in base ai dati che otterremo, valuteremo se proseguire con la sperimentazione». In ogni caso, spiega Calcagno, «è verosimile l’ ipotesi che alcune caratteristiche della voce riflettano lo stato di salute, in particolare per quanto riguarda le infezioni respiratorie, visto che i virus, oltre che nel naso e sulla faringe sono sulla laringe e le alterazioni della voce possono essere significative».
Il test eseguito da chi partecipa alla sperimentazione (le adesioni, al momento, sono chiuse perché la quota necessaria è stata raggiunta) è semplicissimo.
«Il soggetto - spiega Calcagno - si collega all’app, tossisce, dice qualche volta “ah ah”, poi parla. Infine risponde a qualche domanda sui sintomi». E il gioco è fatto. Perché a questo punto, registrata la voce, entra in scena l’intelligenza artificiale, che dopo aver analizzato una serie di dati, dà il proprio responso che poi viene confrontato con quello del tampone molecolare. Al momento ci si concentra sul Covid. «Ma all’Amedeo di Savoia siamo in grado di fare tamponi che identificano anche influenza, rinovirus e altri.. Anche per chi è stato sottoposto a questo tipo di tampone verificheremo l’utilità della app. E sarà interessante capire se le alterazioni della voce saranno diverse in base al tipo di infezione».
Ma se la App venisse promossa, con buoni risultati a livello di sensibilità e specificità, quale potrebbe essere l’applicazione pratica?
«Io credo che un test del genere, facile, non invasivo, possa essere un test di screening, magari in aeroporto, dove se il soggetto è positivo poi si passa a un test di secondo livello più specifico». L’analisi dei risultati sarà fatta dalla startup, confrontando il verdetto degli esami di laboratorio con quello dell’intelligenza artificiale che analizza la voce. «Noi - spiega Andrea Calcagno - forniamo loro i dati, in maniera anonima. Poi ovviamente ne discuteremo insieme».
Ma come si riconosce la voce del Covid? «Diciamo - spiega ancora Calcagno - che ci sono variabili che noi, a “orecchio nudo”, non riusciremmo a riconoscere e che invece possono essere analizzate dal computer: l’altezza della voce, ad esempio, il tono, l’intensità, la distanza tra una sillaba e tra una parola e l’altra. Una serie di parametri che il computer memorizza per poi dire, da solo, se il paziente sia o meno positivo».
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