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Ad Annecy c’è Mano d’opera. «La storia di un piemontese»

Mano d’opera

Ogni anno a giugno il mondo del cinema di animazione si dà appuntamento ad Annecy, meravigliosa cittadina francese d’Oltralpe che ospita uno dei più importanti festival del settore. Causa Covid, l’edizione 2020 si sta svolgendo online ma non per questo è meno prestigiosa e seguita (anzi, il pubblico non è mai stato così internazionale): una delle sezioni più curiose e attese, “Work in Progress”, riservata ai titoli ancora in lavorazione, ha visto protagonista un film orgogliosamente piemontese realizzato con i fondi di Francia, Svizzera, Belgio e Italia (grazie ala società torinese GraffitiDoc). Si chiama “Mano d’Opera”, lo dirige Alain Ughetto e racconta la storia vera di Luigi, emigrante italiano che negli anni ’20 passa clandestinamente la frontiera delle Alpi e fonda una famiglia in Francia: il racconto necessario di quando eravamo noi quelli a cui era vietato l’ingresso. «Prima di morire, mio padre mi ha parlato di un villaggio in Piemonte i cui abitanti avrebbero avuto tutti il nostro cognome», spiega il regista italo-francese presentando il progetto.

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