l'editoriale
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19 Maggio 2021 - 07:25
La morte di Franco Battiato è arrivata improvvisa, ieri mattina, scuotendo gli animi dei milioni di italiani che hanno amato le sue canzoni, facendo emergere i ricordi dei tanti che lo hanno seguito e visto dal vivo, innescando la voglia di riascoltare (ancora, e ancora, e ancora...) i suoi pezzi più famosi e quelli più ricercati. I versi della struggente “La cura” sono i più utilizzati, sui social, soprattutto il suo “un essere speciale”, per omaggiarlo da quando la notizia - mentre sorseggiavamo il primo caffé della giornata - ha iniziato a diffondersi. Si è spento lentamente a causa di una lunga malattia, nella sua villa di Milo, fra l’Etna e il mare. Un luogo da favola che sa di mito, chissà quanta poesia deve avergli ispirato. Non aveva né moglie, né figli, faceva l’amore con l’arte.
Torino è stata fedele a Battiato, da sempre. La sindaca Chiara Appendino ha immediatamente scritto sui social il suo cordoglio (“Una vita a cercare il nostro centro di gravità permanente, e svegliarsi un mattino scoprendo quanto per molti di noi quel centro fossi tu. Ora saremo noi a prenderci cura di ciò che ci hai lasciato. Grazie di tutto, Maestro #Battiato”) e per poco non è stata proprio l’ombra della Mole il luogo del suo ultimo concerto: nel 2017 il cantautore siciliano fece un breve tour estivo insieme alla Royal Philarmonic Orchestra, seguito a novembre da alcune tappe autunnali. Il penultimo appuntamento (l’ultimo sarebbe stato a Brescia, il 14 del mese) era fissato per l’11 novembre al Teatro Colosseo, atteso come sempre dai suoi fan che non si perdevano un’occasione per ascoltare i suoi testi complessi e perdersi nelle sue melodie raffinate. Invece il 3 novembre arrivò la notizia di una caduta improvvisa, della frattura del femore e del bacino e della necessità di riprogrammare quei concerti: non ci furono mai, ora sappiamo che quell’incidente avrebbe posto fine alla sua carriera. Ma gli artisti non ci lasciano mai davvero, e le canzoni di Battiato non finiranno mai di essere ascoltate: l’album “La voce del padrone”, uscito quarant’anni fa, fu il primo nella storia del pop nel nostro Paese a superare il milione di copie vendute, grazie a canzoni come “Cuccurucucù”, “Bandiera bianca” e “Centro di gravità permanente”. Ma sono innumerevoli i pezzi di Battiato che hanno fatto cantare gli italiani, a cui si aggiungono le sue meravigliose versioni di brani scritti da altri (“La canzone dell’amore perduto” di De André, su tutte) e un interessante anche se ostico percorso personale nel mondo del cinema, in cui è stato regista del semi-autobiografico “Perdutoamor” prima di addentrarsi in film intellettuali su Beethoven o Gesualdo Bufalino. Nel 2013 fu anche ospite del Torino Film Festival per la presentazione di “Temporary road”, documentario dedicato alla sua arte (è stato anche autore di opere e pittore apprezzatissimo). Battiato è morto, ma la sua musica è viva e ben presente nelle migliaia di persone che lo stanno piangendo in queste ore: l’ultima apparizione dell’artista siciliano nella nostra città rimarrà quindi quella sul palco del GruVillage, nel luglio 2016, insieme ad Alice. Fu una festa, di canzoni e di sorrisi: un ricordo ancora più prezioso, da ieri. Un mistero il suo fascino, fatto di musica elevata in grado di arrivare a tutti, poesia, riflessioni filosofiche a tratti scientifiche. Così dovrebbe essere l’arte, così la vita.
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