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30 Marzo 2022 - 08:45
«Vogliatevi bene». E’ un Terence Hill commosso e pieno di delicatezza quello che a pochi giorni dall’inizio di “Don Matteo 13”, la stagione che vedrà la sua uscita di scena e che tornerà in prime time su Raiuno ogni giovedì per 10 puntate a partire da domani, saluta il cast attraverso un video messaggio perché per lui loro, Nino Frassica, Maria Chiara Giannetta, Maurizio Lastrico, il ritrovato Flavio Insinna, Pietro Pulcini, Francesco Scali, Emma Valenti, non sono solo colleghi, sono amici, una sorta di famiglia.
Terence Hill avrebbe voluto girare solo quattro puntate all’anno, come si fa con le serie evento, ma la Rai non ha accolta la sua richiesta. E, se è stata dura per l’attore italiano, classe 1939, lasciare la sua serie dopo la bellezza di 22 anni e 255 puntate, picchi di share del 30 per cento, ancora di più lo sarà per lo spettatore in attesa del fatidico passaggio del testimone a un erede di tutto rispetto, il bel Raoul Bova. Sarà l’attore romano, nei panni di Don Massimo, a prendere il posto dello storico parroco in bicicletta di Spoleto, esattamente alla quinta puntata, per un momento televisivo che passerà alla storia. Ne sono consapevoli i produttori della Lux Vide e di Rai Fiction i quali in collaborazione con gli autori hanno cercato di fare di necessità virtù, creando la giusta suspense e l’interesse mediatico. «Calo di ascolti a causa dell’uscita di Terence Hill? Come comunicatori non dobbiamo sempre fare quello che il pubblico vuole. Se tu lavori bene e con coscienza non credo ci possa essere un calo. Lo spettatore all’inizio protesta, ma poi è contento di quello che trova… Altrimenti non avremmo mai neanche cambiato Capitano», ha spiegato, infatti, Luca Bernabei della Lux Vide durante la conferenza stampa di presentazione. Un cambio radicale, dal rassicurante Don Matteo amante della natura e della bicicletta, al giovane Don Massimo, centauro accanito e con un passato tutto da scoprire. Due facce della stessa medaglia, forse, due opposti accomunati dal senso di giustizia che passa attraverso due paia di occhi in grado di trafiggere il cuore. Quelli blu di Don Matteo, quelli verdi di Raoul Bova. «Io e Terence ci siamo incontrati, volevo guardarlo negli occhi ed avere il suo consenso. Credevo che fosse giusto avere questo passaggio di testimone da parte sua. Me l’ha dato dicendomi “scegli un nome che sia il tuo”. Per me era importante affrontare un personaggio nuovo, la spiritualità mi ha sempre affascinato e l’ho cercata anche in altre serie. La figura del parroco per me è importante perché è una figura a cui affidarsi, il parroco è colui a cui poter parlare e confessarsi. Un po’ di spiritualità in più non farebbe male - ha spiegato Raoul Bova - Quando mi è stato proposto il ruolo, per me è stato un grandissimo onore. Lux Vide e la Rai non mi avrebbero dato questa responsabilità se non ci fosse stata stima, è stato un grande complimento. In questo momento della mia carriera vedevo necessario interpretare un personaggio così, avevo voglia di provare queste emozioni. Mi è stato fatto un bel regalo. Ma sia chiaro, Don Matteo rimane sempre Don Matteo». E chissà che un giorno non possa tornare così come è accaduto per il personaggio di Flavio Insinna. «Ho ricevuto amore, ho ricambiato con amore, mi mancate, grazie di tutto» ha aggiunto sempre nel video Terence Hill, dalla sua tenuta di Los Angeles. «Se tornerà? - continua Bernabei - chi lo può dire, se lo farà lo accoglieremo a braccia aperte come abbiamo fatto con Insinna» che, dal canto suo, commenta prontamente: «Non so se ci sarò anche nella prossima stagione. Non ho questa bulimia di dover fare tutto...».
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