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Quel bacio a Parigi che cambiò il modo di usare la fotografia

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Le baiser”, la sua opera più famosa, quella che ritrae il bacio di una giovane coppia davanti all’Hotel de Ville a Parigi, in realtà è diventata tale solo per caso. «La foto era stata commissionata dagli americani per far vedere che a Parigi ci si poteva baciare tranquillamente per strada, cosa allora proibita negli Stati Uniti - spiega Gabriel Bauret -. Doisneau la considerava una foto alla stregua di tutte le altre, a darle notorietà era stato un editore che, mettendola in una copertina, l’aveva fatta diventare virale». In più, aggiunge il critico e curatore francese, «non era una foto “spontanea”, ma costruita: l’uomo e la donna sono due attori». Doisneau, insomma, è molto più del “bacio”, è testimone di un’epoca. Nelle sue immagini ha raccontato il suo tempo, la guerra, la liberazione, il lavoro, la moda, gli artisti, la musica, l’amore. E ora questo racconto, sintetizzato in 130 fotografie ai sali d’argento in bianco e nero, si svelerà al pubblico di Camera - Centro italiano della Fotografia, da oggi e fino al 14 febbraio 2023, nella grande mostra “Robert Doisneau”, curata da Gabriel Bauret e promossa da Camera, Silvana Editoriale e Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

In esposizione ci saranno immagini iconiche e altre meno note, fotografie “spontanee” o costruite - «magistralmente costruite» sottolinea Bauret -, scattate dagli anni Trenta agli anni Sessanta nel cuore di Parigi e della sua banlieu. Sono state selezionate da un archivio di 450 mila negativi conservati presso l’atelier di Montrouge (oggi gestito dalle figlie) e sono significative dell’opera di uno dei uno dei più grandi fotografi del Novecento. “Pescatore di immagini”, come si definiva l’artista di Gentilly, nel suo obiettivo finirono personaggi noti come Picasso, Juliette Gréco, Yves Montand, ma anche i portinai francesi, perché, diceva, «i veri portinai esistono solo a Parigi», i bambini, i bistrot, quelli dove si recava con i suoi amici.

Per questo la sua opera, nota Bauret, «si fonde con la sua biografia». Con questa rassegna, dedicata a uno dei padri della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada, il Centro di via delle Rosine prosegue su uno dei filoni fin qui seguito, quello dei grandi classici rivisitati. «Lo avevamo già fatto con Carlo Mollino, Man Ray, Lisette Model. Horst P. Horst» ricorda il direttore Walter Guadagnini. Per Emanuele Chieli, presidente di Camera nonché console onorario di Francia a Torino, «l’antologica, che è stata patrocinata dall’Ambasciata di Francia in Italia e dal Consolato generale, offre l’occasione per approfondire la conoscenza di questo autore, la cui immensa produzione artistica è spesso nota solo per pochi scatti iconici».

La mostra include anche un percorso dedicato alle persone con disabilità visiva e sarà arricchita da un calendario di visite tattili gratuite con operatori specializzati.

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