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17 Marzo 2023 - 09:23
Sarà uno spettacolo stile karaoke, questo è sicuro. Anche se non tutti potranno raggiungere le tonalità alte con cui Max Pezzali ha stregato il suo pubblico da trent’anni “più uno” a questa parte, pochi rimarranno in silenzio lunedì 20 e martedì 21 marzo quando l’ex 883 salirà sul palco del PalaAlpitour di Torino per la doppia tappa che darà il via al nuovo tour nei palazzetti. Due concerti attesissimi e per i quali non si trova più neppure un biglietto. I tagliandi sono andati a ruba in pochissimi giorni tanto da convincere il management del cantautore lombardo ad aggiungere una terza data torinese prevista per il 23 aprile. Dopo il successo dell’anno scorso di Max30 e, soprattutto, del bagno di folla di luglio a San Siro, Pezzali riparte alla grande proprio dal capoluogo subalpino che nel corso di questi tre decenni non lo ha mai abbandonato. Lo abbiamo incontrato durante i preparativi del tour che lo hanno visto cimentarsi in sette date zero tra Pesaro, Milano e Roma.
Ecco, ritorniamo a San Siro, dopo quel tripudio con quale spirito torna nuovamente sul palco? «Non vedevo l’ora di incontrare nuovamente il pubblico: dopo l’adrenalina e il calore di San Siro scendere dal palco è stato quasi traumatico! Adesso finalmente posso riprendere il flusso di condivisione emotiva con chi verrà a trovarci nei palasport».
Che tipo di spettacolo e di allestimento dobbiamo aspettarci da questo tour nei palazzetti? «La struttura dello show rimane sostanzialmente immutata rispetto a San Siro, adattando ovviamente le dimensioni del palco al diverso spazio a disposizione nei palazzetti che ci ospiteranno. Sarà un lungo viaggio attraverso i 30 anni della mia storia artistica, raccontato con la musica delle canzoni e con le splendide immagini dei visual proiettate sugli schermi».
Ci saranno degli ospiti speciali ad accompagnarla? «Per ora non abbiamo nulla in programma, ma non escludo che in qualche data specifica io possa invitare qualche amico».
Potrebbe capitare a Torino? Lei ha un legame stretto con la nostra città... «E’ proprio così, quanti ricordi. Gli 883 sono nati qui tanto tempo fa. Quando eravamo due studenti io e Mauro Repetto (l’altro 883, ndr) eravamo due squattrinati e da Pavia venivamo a registrare qui i nostri brani, in uno studio in zona San Paolo. Ci lavorava un signore che di giorno faceva la guardia giurata, Torino ci ha accompagnato nel nostro successo».
Ogni suo concerto è una festa, un rito collettivo molto divertente che prende pubblico di diverse generazioni. Che effetto le fa aver accompagnato tutte queste persone negli anni? «Per chi scrive canzoni non esiste gioia più grande. Sono come figli nati in cantina da qualche accordo su una tastiera e da qualche parola su un quaderno, e crescono fino a diventare colonna sonora della vita di tante persone che poi vengono ai concerti a cantarle insieme a me. È una sensazione inspiegabile».
La hit che non può mancare in scaletta? «Ce ne sarebbero tante, ma ne sceglierei tre: “Sei un mito”, “Hanno ucciso l’uomo ragno” e “Come Mai”».
La canzone che le piace di più cantare durante i live? «Sicuramente “Gli anni”: pur avendola scritta ormai 28 anni fa, la sento ancora attuale e mi emoziona come il primo giorno».
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