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In via Verdi

“Stanotte a Torino” con Alberto Angela: «Un Natale in tv tra i ricordi d’infanzia»

Il conduttore in questi giorni in città per le riprese dello speciale in onda su Raiuno il 25 dicembre

Stanotte a Torino

Alberto Angela (foto Agi per Ufficio Stampa Rai)

Ancora per pochi giorni, appena a Torino scende il buio Alberto Angela inizia a lavorare: da qualche settimana l’amato presentatore, infatti, sta girando in città la puntata speciale di “Stanotte a Torino” che andrà in onda su Raiuno in prima serata il giorno di Natale 2025. Un evento quasi storico per il capoluogo sabaudo: «L’ultima volta di una prima serata torinese su Raiuno fu nel dicembre 2013 con “Mission”, condotto da Rula Jebreal e Michele Cucuzza», ci segnala Guido Rossi, direttore del Centro di Produzione Rai di via Verdi.

Nel programma Alberto Angela si muove per una città di notte, mostrandola mentre (quasi) tutti dormono, incontrando personalità che la raccontano, svelandone angoli preziosi e rari: lo abbiamo incontrato proprio negli studi di via Verdi, poco prima di vederlo partire per una delle sue ultime notti di riprese.

Finalmente Torino: come sta andando?

«Era una città che volevamo trattare ed esplorare da tempo, per molti motivi. Tra l’altro il primo esperimento notturno fu proprio qui, dieci anni fa, al Museo Egizio appena inaugurato: il nostro percorso ci ha portato di nuovo in città, e per me è un’emozione pazzesca».

Cosa possiamo sapere di quel che si vedrà la notte di Natale su Raiuno?

«Ancora poco, mi spiace. E comunque farei prima a dire cosa non si vede, perché andiamo davvero in tantissimi posti, non solo in centro ma anche in alcuni luoghi più fuori mano, legati ai Savoia. Ci sarà Giancarlo Giannini che ci narrerà alcune spigolature della città. E poi lo scoprirete».

La lavorazione è quasi finita: tutto procede bene?

«Lavorare di notte, sottozero, non è facile, lo ammetto: a volte andiamo avanti a girare fino alle 5 del mattino, il giorno dopo la fatica si sente. Ma ringrazio la troupe Rai con cui sto lavorando, professionisti straordinari. Torino è bella di notte, ti invita a camminare anche nel gelo: è molto illuminata, si vive benissimo anche a quelle ore».

Torino è oltre tutto parte importante della sua vita.

«Sia mia madre sia mio padre (Piero, ndr) hanno origini torinesi, si sono incontrati proprio qui: se non ci fosse questa città, non ci sarei io. Non ci ho mai vissuto, ma venivo regolarmente per trovare i nonni. Da oltre vent’anni, poi, torno per registrare “Passaggio a Nord Ovest”».

C’è qualche zona della città che ama particolarmente?

«Camminando si arriva in zone che aprono ricordi della mia infanzia: i miei stavano in corso Vittorio, nell’ultimo tratto verso il Po: ricordo un bar in cui mi portavano i nonni, io non vedevo oltre il bancone, era troppo alto. Un giorno ci sono rientrato, l’ho riconosciuto ma finalmente ho visto anche quello che c’era oltre il bancone».

Altri luoghi a cui è legato?

«Tanti: luoghi dove mangiare, dove fare passeggiate, i banchetti di libri sotto i portici di via Po, tante botteghe della mia infanzia: Torino ha la capacità di fermare il tempo, ti fa sentire più sicuro. Ritrovare il proprio, di passato, è molto bello. Mio padre poi ha cominciato a lavorare qui, è emozionante vederlo ritratto all’entrata degli studi di via Verdi, avere lui che mi saluta ogni sera».

In chiusura: come si spiega il tanto amore del pubblico per lei?

«La fama mi mette a volte anche in imbarazzo. Il mio obiettivo principale è che arrivi l’informazione, la conoscenza è come il pane, va condivisa. Quando incontro il pubblico di persona, ad esempio al Salone del Libro, dedico loro ogni attenzione, ricordo anche di aver fatto sei ore di firmacopie per accontentare tutti, mi sembra doveroso».

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