È terminata ieri mattina l’occupazione dell’Edera Squat, l’edificio di via Pianezza 115 diventato, dal 2017, uno dei tanti centri sociali abusivi di Torino. Allo sgombero, in tarda serata, gli squatter hanno risposto con un corteo che ha attraversato le strade della periferia, tra cori, striscioni, barricate e petardi. Una manifestazione alla quale hanno preso parte circa 400 persone, allineate dietro lo striscione “Una radice in ogni crepa, un’occupazione in ogni casa abbandonata”, partite dalla sede di Radio Black Out in via Cecchi per dirigersi verso l’ex Asilo Occupato di via Alessandria, un altro centro sociale sgomberato davanti al quale hanno eretto una piccola barricata coi bidoni dell’immondizia.
Nessun tentativo di rientrare nell’edificio però, anche perché a impedirglielo hanno trovato un folto schieramento di forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Il corteo si è poi mosso in direzione della periferia lungo corso Giulio Cesare, corso Novara e poi di nuovo verso il centro sull’asse di corso Vercelli. Giunto all’altezza della Dora un nuovo stop imposto dalla polizia ha costretto il corteo al dietrofront, per fare rientro al punto di partenza. La serata si è quindi conclusa dopo le 22, per fortuna con molta tensione ma senza incidenti.
L’operazione di sgombero dell’Edera è scattata ieri all’alba. Polizia e carabinieri si sono presentati in forze di fronte all’edificio, una bella palazzina d’epoca che sorge a pochi passi dal Castello di Lucento, nella quale gli occupanti si erano organizzati con tanto di palestra, biblioteca e calciobalilla per occupare il tempo libero. Un spiegamento di forze che per fortuna si è rivelato una precauzione esagerata: all’interno dell’edificio infatti c’erano solo sette persone che non hanno opposto resistenza, così come gli altri squatter - una quarantina circa - che sono sopraggiunti in via Pianezza nelle ore successive. Gli unici disagi sono stati per il traffico, a causa della chiusura di via Pianezza che ha mandato in tilt il vicino corso Potenza.
La Digos ha provveduto a identificare e denunciare i sette occupanti (italiani, francesi e olandesi) permettendogli di portare via dall’edificio i propri oggetti, in particolare strumenti e attrezzature musicali per le numerose feste che venivano organizzate nell’edificio occupato. Serate che sono costate care agli squatter, visto che il blitz è arrivato anche in seguito alle numerose segnalazioni giunte alle forze dell’ordine dai residenti della zona, infastiditi dalla musica ad alto volume che spesso rimbombava nel quartiere. L’altra spinta allo sgombero è arrivata dalla denuncia presentata dalla proprietà, l’ente a partecipazione pubblica Crea (Consiglio di Ricerca in Agricoltura e analisi dell’economia Agraria).
L’edificio era inutilizzato dal 2010, a seguito dello spostamento degli uffici che ospitava, e dispone di una ventina di stanze, alcune affrescate, un’autorimessa, oltre che di un bel giardino e una terrazza. Lasciarlo vuoto in effetti era un peccato. O almeno così deve aver pensato il gruppo di anarco-squatter che, il 18 novembre 2017, ha forzato il cancello di ingresso e occupato abusivamente lo stabile, già sede dell’Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante.
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Dopo cinque anni, la denuncia del Crea ha dato il via a un procedimento penale al termine del quale il Gip ha emesso il decreto di sequestro preventivo del complesso. Per i residenti della zona, le notti torneranno a essere tranquille. Per gli squatter, con ogni probabilità, ora comincia la ricerca di un nuovo edificio vuoto da occupare. Purtroppo per loro, trovarne un altro così bello però non sarà semplice.
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