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IL CASO
29 Marzo 2024 - 12:25
Una caldaia su cinque non è a norma. E' questo il dato che emerge dai controlli effettuati nel corso del 2023 da Arpa Piemonte sugli impianti termici di Torino e della nostra regione. Controlli che hanno inevitabilmente portato a una pioggia di multe per chi è stato colto a utilizzare impianti troppo inquinanti o con altre irregolarità.
«La selezione degli impianti da controllare - spiegano da Arpa Piemonte - è stata effettuata privilegiando quelli più anziani e potenti, caratteristiche che possono determinare un maggiore impatto ambientale delle emissioni».
Nel dettaglio, su un totale di 1.806 impianti controllati, sono state riscontrate violazioni normative oggetto di sanzione su 296 impianti, corrispondenti al 16% dei controlli effettuati. La maggior parte delle violazioni, pari all’incirca al 49% dei casi, è dovuta al non rispetto dei valori minimi di rendimento dell’impianto, mentre in circa il 32% dei casi è stato accertato il superamento del limite di ossidi di azoto. Il restante 19% dei casi ha riguardato violazioni relative alle norme sull’efficienza energetica, quali mancata manutenzione dell’impianto o mancata installazione di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione. Per 343 impianti, corrispondenti all’incirca al 19% del totale controllato, sono state evidenziate inoltre carenze inerenti la normativa sulla sicurezza. Tali carenze sono state oggetto di segnalazioni agli enti competenti per le misure del caso.
La messa a norma degli impianti a seguito di queste attività di controllo, che sovente comporta la sostituzione del generatore di calore, ha conseguenze rilevanti sul miglioramento del rendimento energetico degli impianti e sulla riduzione di emissioni di gas inquinanti. In particolare, considerando il numero di violazioni riscontrate, si può stimare una riduzione nelle emissioni pari a circa 6 tonnellate di ossidi di azoto a seguito della messa a norma degli impianti.
Attenzione, perché i controlli effettuati sulle caldaie da Arpa Piemonte sono, di anno in anno, in costante aumento. Proseguiranno quindi anche nel 2024 ed è prevedibile che porteranno a una nuova lunga sequela di sanzioni.
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