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Finanza & Politica
19 Maggio 2024 - 07:00
Cambio al vertice della Fondazione Crt
Qualcosa di nuovo è successo in Fondazione Crt: perché non è normale convocare un consiglio di amministrazione di sabato pomeriggio, oltretutto a carattere d’urgenza. E con così ravvicinata la scadenza del prossimo martedì 21 maggio, quando verrà ratificata la scelta di Anna Maria Poggi, indicata dal Consiglio di indirizzo, come nuova presidente. Ed è ben strano che lo stesso consiglio salti, perché viene meno il numero legale.
Quando succede una cosa simile, e considerando il periodo in cui versa l’ente di via XX Settembre, la prima ipotesi è che ci sia un qualche guaio di natura finanziaria. Perché, a dirla tutta, in Fondazione i conti non tornano troppo. Ci sono di mezzo i soldi, ovviamente, in particolare quelli destinati alle consulenze nel periodo della presidenza di Fabrizio Palenzona, che si è dimesso in maniera burrascosa, come sappiamo.
Quello che alcuni personaggi interni alla Fondazione dicono di non sapere, è in che modo si sia deciso per incarichi e consulenze per circa 3 milioni di euro, quando sotto il precedente presidente, Giovanni Quaglia, si arriva al massimo a mezzo milione. Possibile che qualcuno abbia seguito delle procedure un po’ troppo personalistiche?
Fatto sta che bisogna fare attenzione, perché la Fondazione è sotto inchiesta del ministro dell’Economia - c’è anche un esposto in Procura, ma questa è un’altra faccenda -, che ha voluto i verbali delle riunioni che hanno portato alle dimissioni prima del segretario generale Varese, di Palenzona poi, e contestualmente alla ridda di auto-nomine dei membri del Cda.
Documentazione incompleta, secondo quanto risulta al dicastero retto da Giancarlo Giorgetti. Dunque, il cda del sabato sarebbe servito anche a mettere a punto le carte ancora necessarie. E a far vedere di non essere stati distratti mentre venivano assegnati incarichi e consulenze. Ma il cda non c’è stato a causa della indisponibilità di alcuni consiglieri, quindi impossibile anche deliberare su alcune situazioni.
In ballo c’è ancora il commissariamento dell’ente - questo sì manderebbe tutti a casa - e, disse il presidente a interim Maurizio Irrera, «nessuno lo vuole». Ecco perché serve completare la documentazione, rifare bene i conti, trovare la concordia totale sulla presidente designata (concordia che, a questo punto, è legittimo pensare non ci sia), mostrare insomma di avere saldo il timone della Fondazione.
Anche se l’ombra che incombe di più è quella di Palenzona stesso: nello sfogo con un giornalista, a Milano, ha accusato duramente Torino di «non avere classe dirigente» e di essere stato estromesso dal Sistema Torino. Lasciando anche intendere di avere altre cose da raccontare. Magari davanti ai magistrati che stanno lavorando sul suo esposto.
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