Lo spaccio è a mobilità sostenibile: pusher in monopattino in corso Giulio

Barriera di Milano, mezzogiorno, corso Giulio cesare. Esce da un minimarket, in testa un cappello beige, fuori il suo monopattino. Si guarda intorno, destra, sinistra, non c’è nessuno. Avvicina una mano alla bocca, sputa una o più palline. Poco dopo si siede in terra, vicino al suo monopattino. Arriva un ragazzo, vestito di denim, conta dei soldi, li dà a quell’uomo che poco prima si era sputato nella mano. Quando insomma al mini market, quelli tanto contestati a Torino, si va per comprare i generi di prima necessità. A ognuno le sue. Poi si alza dal gradino dell’esercizio commerciale. Si avvicina al finestrino anteriore, lato passeggero, di una Fiat Panda dal tetto scolorito, all’interno ci sono due persone. Pochi secondi, uno scambio veloce, soldi in cambio di droga. E poi se ne va, una volta concluso l’affare, torna al gradino di prima, in attesa di nuovi clienti da servire. L’uomo “che sputa” lo conoscono in tanti, di vista per lo meno, nel quartiere. Va in giro con il monopattino, il suo, non preso a noleggio. Dicono che venda cocaina, che qualcuno in passato gli abbia anche dato una lezione perchè «non era buona». Ma al di là delle voci, questo è solo uno dei tanti pusher dalla “mobilità dolce”: venditori di morte che si spostano da una parte all’altra della città con i monopattini elettrici, alla faccia degli stereotipi da videoclip americani dove indossavano maxi t-shirt griffate e pesanti collane d’oro, mentre guidavano macchinoni da urlo con la musica rap in sottofondo.

Powered by

Sul posto è intervenuta la polizia che ha portato via il pusher.