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Il dibattito
04 Dicembre 2025 - 14:10
Il tasso di neonati non riconosciuti alla nascita e dichiarati adottabili è sceso del 62,3% in quindici anni. Dal picco del 2007, quando si contavano 1,14 casi ogni mille nati vivi, si è passati a 0,43 nel 2022. Un calo netto, fotografato da elaborazioni su dati Istat e presentato a Torino durante un convegno dedicato al diritto alla segretezza del parto.
Uno dei temi cruciali è quello della coesistenza dei diritti della madre e del bambino, l'anonimato che dovrebbe essere garantito alla prima e il diritto di conoscere le proprie origini del secondo. La relatrice Paola Ricchiardi, docente di pedagogia sperimentale all'Università di Torino, riflette sulla possibile attribuzione della riduzione a un miglioramento delle condizioni femminili, sottolineando come gli indicatori di violenza domestica, precarietà economica e occupazione non mostrino avanzamenti tali da giustificare il trend, lasciando la questione aperta.
Guardando al clima culturale non si può non considerare la stigmatizzazione delle ragioni, talvolta drammatiche, che spingono una donna a non riconoscere il figlio e che rendono l'accesso ai servizi e la capacità di chiedere aiuto, prima e dopo il parto, un ostacolo per molte insormontabile.
A livello giudiziario, il parto in anonimato garantisce riservatezza e assistenza durante tutto il percorso, il bambino viene inserito nelle procedure di adottabilità e l'eventuale accesso alle origini da parte dell'adottato è regolato da norme e prassi alla costante ricerca di equilibrio tra riservatezza e diritto all'identità.
Il calo dei neonati non riconosciuti è un segnale importante che però non deve far calare il sipario sulla questione, non sottovalutando l'importanza di percorsi visibili accessibili e rispettosi, nella tutela e nel rispetto di ogni scelta.
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