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Vattimo annuncia le “nozze”: «Speriamo nessuno ci fermi»

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Ci sono gli amici veri, quelli rimasti dopo un’esistenza spesa nel segno della «generosità». L’unico peccato che tutti assolvono al filosofo del “pensiero debole”. C’è il senso della famiglia e lo si capisce dai sorrisi, dagli scambi di battute cordiali o dai commensali che si alternano ai tavoli del ristorante All’Opera di via Carlo Alberto, per parlare tutti con tutti, come capita ai ricevimenti degni di questo nome. E poi l’attesa per l’annuncio, quello che Gianni Vattimo e Simone Caminada hanno scelto di dare insieme, con l’occasione di festeggiare il compleanno del primo, che ha compiuto 87 anni mercoledì scorso, ma anche di uno dei suoi “fratelli” acquisiti in una vita di scorribande intellettuali. Franco Debenedetti, che allo scoccare della mezzanotte di candeline ne ha spente 90 e tutti celebrano con un applauso. Del resto, sarà lui uno dei testimoni dell’unione civile tra Vattimo e Caminada che, si presume già la prossima primavera, potrebbe essere “benedetta” dal sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi. Le fedi già ci sono, anzi, sono state proprio l’unico regalo scartato al tavolo. Tutto filmato dall’occhio attento di una telecamera che, sulla loro vicenda, sta girando un documentario. Riprese che si dovrebbero concludere con la cerimonia, per cui si è già proposto più di un sindaco dopo il gran rifiuto del Comune di Vimercate. Ancor di più per via della «soffiata» che ha portato nei mesi scorsi la Procura di Torino a porre il proprio veto a rigor di norma. «Questo matrimonio s’ha da fare» affermano decisi tutti i convenuti, ricordando non a caso il Manzoni e quel senso della provvidenza che va oltre l’ostinazione della giustizia affermata per principio di legge. «Qui parliamo di sentimenti: lasciamo da parte, questa sera, la legge e la giustizia» commenta Debenedetti, lasciandosi andare a qualche parola commossa dopo il taglio della torta con l’amico. «Siamo di fronte a una vicenda che parla di amore, cura e di affetti reciproci, a cui qualcuno evidentemente non ha saputo guardare. O forse ha preferito non leggerla così» aggiunge l’ingegnere, dopo una serata passata a discutere di filosofia teoretica attorno al tavolo cui siede anche Giuseppe Riconda, forse, il massimo esperto in Italia di “legge morale”. «C’è da preparare la presentazione di un nuovo libro di Gianni al Circolo dei Lettori e la serata è passata così, a parlare di filosofia e contenuti» svela un suo assistente, pronto al rientro a casa ben dopo la mezzanotte «contento di aver passato questa bella serata tra veri amici». Vattimo, non fosse stato per un fastidio ai muscoli della scapola sinistra, non fa altro che sorridere di gusto a ogni battuta. «Sono felice» chiosa salutando gli ultimi commensali sull’uscio. «Speriamo soltanto che, ora, nessuno ci fermi». Questa la ragione per cui data e luogo delle nozze restano ancora un mistero. «Non lo diciamo certo prima di avere un minimo di garanzia di riuscirci, perché altrimenti altri sindaci finirebbero per essere fermati prima» conferma Simone Caminada, ancora nell’attesa dell’esito di un processo per circonvenzione che dovrebbe arrivare a sentenza il mese prossimo. Delle vicende giudiziarie nessuno parla, ma non per reticenza. «Questa sera siamo veramente in famiglia e penso che lo si percepisca» conclude il giovane assistente di Vattimo. «Di certo stasera non ci sono quelli che hanno scatenato tutta questa tempesta giudiziaria e lo hanno fatto per pura avidità» aggiunge un amico di vecchia data del filosofo, che inorridisce al solo pensare all’idea di una tutela giudiziaria. «A parte il fatto che su questo si è pronunciata già la Cassazione, ma le sembra che Gianni non sia lucido, presente o cosciente quando le parla? Questa storia deve veramente arrivare ad un punto di svolta e spero che siano davvero le “nozze” a cui entrambi anelano, perché dietro c’è soltanto l’avidità di chi si è trovata fuori dalle grazie di Vattimo. E per questo ha cercato di rivalersi su Simone. Il soggetto perfetto per creare uno scandalo. Un genere che a Torino, tra l’altro, non è nemmeno una novità se si pensa ad altri celebri precedenti nella storia della buona borghesia di questa città».
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