l'editoriale
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29 Gennaio 2023 - 07:29
Italvolt: la fine di un sogno? L’idea di realizzare una gigafactory a Scarmagno sembra arrivata ad un bivio. Due sono state le novità, negative, che hanno insinuato pericolose crepe nel progetto di realizzare un’imponente fabbrica nel sito della ex-Olivetti capace di impiegare 3mila addetti e con un potenziale di 40mila dipendenti nell’indotto. La prima è stata il fallimento del progetto inglese “gemello”, Britishvolt, e l’altra il mancato rinnovo dell’accordo per l’esclusiva dei terreni di Scarmagno con Prelios, la società che gestisce il sito.
Per i terreni sarebbe emerso un problema che riguarda la connessione alla rete elettrica degli impianti. In sostanza la fabbrica consuma una quantità di energia enorme, pari quasi all’1% di tutta l’energia elettrica disponibile in Italia. Perciò è necessario avere un’infrastruttura potente di cui, secondo il promotore del progetto, Lars Carlstrom, il sito di Ivrea non è dotato. Si potrebbero avviare lavori per il potenziamento delle rete, ma l’imprenditore ha stimato almeno quattro anni per un simile intervento. Tempo che sposterebbe la lancetta dell’inizio della produzione dalla data prevista del 2025, una dilazione che probabilmente non si potrebbe permettere. A questo si sarebbero aggiunti costi elevati per la bonifica del sito.
Tutti si chiedono, però, come mai queste criticità sul sito canavesano siano diventate evidenti solo ora quando erano palesi da subito. Al momento Italvolt ha speso 10 milioni nel sito (una briciola rispetto ai 4 miliardi di euro cui ammonta il costo complessivo del progetto) per lavori d’ingegneria e perizie. Carlstrom ha comunque intenzione di andare avanti, soprattutto perché a livello burocratico sarebbe già tutto pronto.
Le reazioni
Le novità, ovviamente, hanno destabilizzato il mondo politico che fin da subito si era speso a sostegno dell’iniziativa. Così l’assessore Regionale alle Attività produttive Andrea Tronzano: «Il progetto Italvolt sappiamo da sempre quanto sia complesso. Nessuno è uno sprovveduto. Una regione che vuole essere attrattiva non può però chiudere ad alcuna opportunità. Sulle attuali problematiche sul sito non ne sappiano granché perché non è nostra proprietà e quindi non abbiamo titolo a intervenire. Certamente rimaniamo vigili e attenti perché teniamo molto che Scarmagno riprenda vita dopo 20 anni. Voglio dire a Carlstrom che ha la grande responsabilità di non lasciare nulla di intentato per dare a questo territorio le certezze dopo le speranze che le sue parole diedero a tutta la comunità circa due anni fa». Amareggiato il sindaco di Scarmagno, Adriano Grassino: «Sono almeno due mesi che non abbiamo notizia dirette, in Comune, da parte di Italvolt - spiega - c’è una pratica in corso presso i nostri uffici, ma non è più andato avanti nulla. Ovviamente, queste notizie non ci confortano, ma noi continuiamo a credere nel progetto, perché sappiamo quanto sarebbe importante per il nostro paese e l’intero territorio. Non vogliamo credere che sia tutto finito ma non ci facciamo illusioni e speriamo che la situazione si sblocchi e si prosegua nel progetto».
Vuole essere ottimista il collega di Grassino, il sindaco Oscar Ferrero della vicina Romano Canavese, anche lui coinvolto dal progetto in quanto parte dell’area interessa anche il suo paese: «Recentemente avevamo chiesto notizie della Italvolt - dichiara Ferrero - preoccupati per il prolungato silenzio. Poi, abbiamo appreso del mancato accordo e questo non è stato certo positivo. Abbiamo creduto nel progetto, anche visto l’impegno di molti politici e della Regione, sembrava e sembra solido e serio, certo che c’è bisogno di dare qualche garanzia sul futuro. Ora non ci resta che aspettare, di natura sono ottimista, e penso che questo possa essere stato solo un intoppo, oppure c’è da sbloccare qualche resistenza, ma nel complesso spero davvero che venga realizzata questa fabbrica, sarebbe davvero fondamentale per il futuro occupazionale del Canavese».
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