Può una regina di un paese straniero essere accolta come una vera e propria “star”?
Cristina di Svezia ebbe questo onore; beninteso, solo nei paesi cattolici.
Cristina era una delle protagoniste della sua epoca: la sua patria, la
Svezia, era all’epoca all’apice della sua potenza. Lei era figlia di re
Gustavo II Adolfo Vasa, il più potente monarca svedese, morto nella disgraziata battaglia di
Lützen nel 1632.
L’
Europa, in quegli anni, era sprofondata in un conflitto logorante e distruttivo, la
Guerra dei Trent’Anni, che si combatteva prevalentemente in
Germania tra la fazione cattolica e quella protestante, capitanata proprio dalla
Svezia, dove era stato imposto il luteranesimo come religione di stato. E Cristina? Al termine della guerra, si convertì al cattolicesimo pubblicamente abiurando il luteranesimo.
La faccenda della conversione della regina divenne un affare internazionale, ed alla fine
Cristina decise di abdicare in favore del cugino
Carlo Gustavo che divenne il nuovo monarca, con il nome di
Carlo X. Cosa c’entra tutto questo con
Torino? C’entra eccome, perché Cristina, nell’
Europa cattolica, era una vera “star”: rappresentava la donna coraggiosa che aveva sfidato i propri ministri e le convenzioni della sua terra pur di abbracciare la vera fede.
Cristina, che visitò molti paesi cattolici, fu sempre accolta con ovazioni e grandi cerimonie; specialmente a
Roma, la sede del papa. Va detto che Cristina non girava da sola, ma aveva con sé un corteo più che regale, composto da circa 300 persone, che andavano mantenute e rifocillate; Cristina giunse il 16 ottobre in città; davanti alla
Porta Nuova,
don Ottaviano San Martino d’Agliè, sindaco di
Torino, le porse le chiavi della città.
Cristina fu accompagnata a visitare la città, sostando in
piazza Castello, dove in suo onore fu eretto un arco di trionfo che tanto la impressionò da essere poi citato nelle memorie della regina. Le fu assegnato per alloggiamento il
palazzo di San Giovanni, antica dimora del
vescovo di Torino. Nel corso del suo - breve! - soggiorno torinese, Cristina partecipò alle imponenti battute di caccia organizzate nei giardini reali e visitò devotamente le chiese di
Torino, sempre applaudita da un popolo festante. Ebbe anche modo di assistere alla consacrazione del
Monte dei Cappuccini.
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Visitò la biblioteca dei
Savoia, che apprezzò fin troppo: arrivò a chiedere di poter acquistare dei libri della collezione. Il 24 la regina e il suo seguito lasciarono
Torino diretti a
Casale Monferrato; sostarono a
Chivasso, quindi il 25 ripresero la via fluviale, salutati dalle salve dei cannoni delle piazze di
Verrua e di
Crescentino. Cristina tornò ancora una volta in
Piemonte nell’estate dell’anno seguente, ancora una volta accolta con onori strabilianti.