1° novembre 1962. Nelle edicole, oggi si può trovare un nuovo fumetto, molto particolare. Si chiama Diabolik, ed è un personaggio destinato a una fortuna internazionale. Ad inventarlo furono le sorelle Angela e Luciana Giussani (caso singolare di due donne autrici del più celebre “fumetto nero” del panorama nostrano). Di Diabolik conosciamo soltanto il soprannome, perché il suo nome di battesimo non è mai stato rivelato. Un piccolo mistero, dunque.
Ma il mistero più grande è legato al perché le Giussani scelsero proprio questo nome, Diabolik, per il loro personaggio. Ebbene, è opinione diffusa che abbiano tratto ispirazione da un truce e sconcertante fatto di cronaca avvenuto in via Fontanesi 20, a Torino, nell’inverno del 1958. Pochissimi anni prima, dunque. Un operaio, Mario Giliberti, fu in tale occasione ritrovato cadavere nel piccolo appartamentino nel quale viveva, sito nel retrobottega di un calzolaio, al pian terreno. Un omicidio apparentemente inspiegabile, eseguito con ferocia.
Ma ciò che sconvolse gli italiani non fu tanto la morte del povero Giliberti, quanto l’orgogliosa sfida che l’assassino aveva rivolto alla polizia. L’autore dell’omicidio scrisse a La Stampa firmandosi “Diabolic”. Con la “ch” e non con la “k”, ma la grafia in questo caso conta poco: il clamore mediatico sollevato da questo “genio del crimine” gli attribuì una notorietà senza pari. Diabolich aveva organizzato un complicato rebus per attirare la polizia sulle sue tracce; ma nessuno fu in grado di risolvere gli indovinelli del killer, che nella sua prima comunicazione ai giornali aveva lasciato questo messaggio: «Sono venuto di lontano per VIA / di compiere il mio delitto da non conFON / ondersi con uno qualsiasi. Ho studiato la cosa perfetTA / in modo da non lasciare traccia. NE / anche di un ago. Con il delitto è cessato inSI / eme l’odio per lui. Questa sera parto ore 20».
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In maiuscolo, le lettere che evidenziavano l’indirizzo al quale gli investigatori avrebbero potuto trovare il cadavere di Giliberti. Ecco la seconda missiva: «Un tempo io e la vittima eravamo molto amici e portavamo la divisa insieme. Poi lui mi tradì come se fossi un cane. Oggi sta bene e così che la mia vendetta lo à raggiunto. Spero che scoprirete il cadavere prima che diventi marcio. Leggendo con attenzione la lettera troverete con precisione dove è stato compiuto il mio delitto perfetto». Firmato: «Diabolich». Ma chi era Diabolich? Mistero: nessuno identificò mai l’assassino, che così fu più abile della polizia e divenne una leggenda. Una leggenda che ottenne anche valenza letteraria, prestando il nome ad una delle più celebri serie a fumetti di sempre.
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