Il capello spione

La solita “ricerca” scientifica, questa volta proveniente dall’Universita dello Utah dice che l’analisi dei capelli permette di stabilire la ricchezza del loro portatore. Lo “studio” condotto su circa 700 persone di 65 città statunitensi, ha scoperto che gli abitanti delle zone meno ricche hanno nei capelli quantità maggiori dell’isotopo di carbonio, che proviene dalla carne di animali da allevamento nutriti a mais.

I “ricercatori”, forse per indicare una qualche utilità pratica per questa loro ricerca costosa e idiota, suggeriscono al fisco di usarla per accertare lo status socio-economico delle persone. Viene da ridere. Ve lo immaginate voi un fisco che si fa dare un mandato (indispensabile) per tagliare una ciocca di capelli ad ogni contribuente e la fa analizzare da un laboratorio i cui risultati sarebbero subito contestati da periti di parte?

Che bisogno c’è di analizzare chiome quando per sapere se sei ricco o povero basta guardare i tuoi estratti conto bancari, il tuo telepass, il tuo Pc, il tuo smartphone? Quando per sapere come ti vesti, cosa mangi e chi frequenti basta osservare le tue pagine social? E questo solo per metterti tra i sospetti. Seguirebbero intercettazioni, blitz della finanza e indagini contabili.

Per scoprire magari che sei un fottuto evasore miliardario, ma hai nel capello il famoso isotopo dei poveri perché a Napoli vendono uno shampoo che ce lo mette. Non me la prendo, però, con questi “scienziati”. Di ricerche universitarie ne ho letto anche di più cretine, ma ben vengano. Cosa scriverebbe altrimenti la Settimana Enigmistica nel suo “spigolature”? E il sottoscritto nel suo “buonanotte” quando è a corto d’ispirazione?

collino@cronacaqui.it