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Il coprifuoco piace ai dittatori

ristorante vuoto tavoli e sedie
I kulaki erano i piccoli proprietari rurali che producevano però il 95% dei prodotti agricoli sovietici. Morto Lenin nel 1921, si palesarono due teorie sul loro destino: Trozkij voleva eliminarli perché rappresentavano una minaccia allo sviluppo (anche ideologico) della rivoluzione, mentre Bucharin voleva permettere loro di arricchirsi per innescare una spirale virtuosa di sviluppo in Urss. Stalin inizialmente appoggiò Bucharin in chiave anti-Trotzkista, ma quando Trotzkij fuggì, Baffone virò di 180° e inflisse ai kulaki un vero e proprio genocidio. Arresti, incendi, deportazioni, confische, carestie provocate, fino al dramma ucraino del Holodomor (10 milioni di morti tra il 1932 e 1933). Perché vi dico tutto questo? Perché l’ostilità con cui i baristi e i ristoratori italiani vengono trattati dalla sinistra egemone ricorda quella di Stalin verso i kulaki. Nessuna ammirazione per le loro immani fatiche, soltanto invidia per i loro ricavi, accuse di evasione, persecuzione fiscale, severità pignola, multe continue. L’ultima stangata è il “decreto riaperture” con coprifuoco alle 22 e divieto di servire ‘dentro’ dopo le 18. D’estate, quando tutti mangiano alle 21, dovremmo cenare nei déhors alle 19 per poter venir via alle 21,30! E se arriva un acquazzone fuggire a metà pasto, perché rifugiarsi dentro è vietato. Le uniche forze politiche a battersi per i kulaki-osti sono le destre. Gli altri, i tanti Stalinucci che governano l’Italia fuori e dentro il Parlamento, li vogliono morti. Ammazzate le vacche, resteranno senza il latte delle tasse, ma non importa. Quello che conta, come diceva Trotzkij, è bastonare l’iniziativa privata. Complimenti, tovarisch.

collino@cronacaqui.it
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