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Dal Gòlgota al mio bavero

Jesus Christ

Suffering of Jesus Christ on the wooden wall. With shadows from a window frame.

Il 6 Luglio scorso la Corte di Cassazione si è pronunciata su una vecchia questione già dibattuta fino alla noia negli ultimi anni: la liceità di esporre crocifissi nelle aule delle scuole statali. A innescare il processo è stato il docente universitario Filippo Vari (vicino all’Unione Atei Agnostici Razionalisti) che nelle prime lezioni del suo corso di Diritto Costituzionale presso l’Università Europea di Roma fece togliere il crocifisso dalla parete. La maggioranza degli studenti insorse. Il preside di Facoltà ordinò di rimetterlo. Il prof rifiutò, e l’ateneo lo sospese per un mese. Lui fece causa e perse. Ricorse in appello e riperse. Era il 2014. Ricorse ancora in Cassazione, che si è pronunciata con comodo il 6 scorso. Le motivazioni sono attese per quest’autunno, con animo diverso dalle due parti politiche. La sinistra non vuole Cristi in classe, la destra e la Chiesa sì. Si temeva che un’eventuale sentenza anti-crocifissi innescasse un effetto domino, ed eccolo arrivare, quell’effetto: una fresca sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea vieta alle donne di portare il velo islamico sul lavoro, e per far digerire questa cosa ai maomettani imbufaliti vieta anche ai cristiani di portare il crocifisso al collo. Ma sono garula? Milioni di catenine (spesso ricordi carissimi di cari estinti) condannate alla reclusione nei portagioie? Non sto neanche a chiedere la stessa sorte per le stelle di Davide al collo degli ebrei, i colletti dei clergyman, i turbanti dei Sikh, le trecce lunghe dei Rasta, eccetera. Disobbedisco, e basta. Fòttiti, Ue! Se no prima o poi mi proibirai di portare al bavero il distintivo del Toro. È una religione anche quella, no?

collino@cronacaqui.it
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