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La pialla dei cutu

rete porta calcio dp

Foto: Depositphotos

Ecco l’ultima gavada dei politicamente corretti. Dopo il liceo Cavour di Torino che ha introdotto l’asterisco finale in tutti i suoi comunicati (per cui verrà scritto student* e non studenti o studentesse) arriva la Generalitat Catalana de Estudios, (il provveditorato agli studi della regione che ha per capitale Barcellona) che vuole obbligare tutte le scuole pubbliche a togliere (in fondo ‘gavada’ viene appunto da gavé, togliere) le porte da calcio dai cortili, in modo che smettano di essere considerati campetti da football. Il tutto per non privilegiare gli studenti a discapito delle studentesse. Uno dice: ma allora, i canestri da basket nelle palestre? Eh – rispondono gli spagnoli – ma la pallacanestro è giocata anche dalle donne! Perché, il calcio no? In Spagna come in Italia ci sono addirittura i tornei nazionali di serie A e B, e di calcio femminile si disputano regolarmente il campionato europeo e quello mondiale. Ma ai fuchi arcobaleno importa sega. Loro vogliono “dare il segnale” e basta. Non si rendono neanche conto che attribuendo alle studentesse un pensiero che non hanno (“perché il campo da calcio per i ragazzi e per noi niente?”) danno per implicito un complesso che umilia le donne più della presenza delle porte: quello di non poter praticare certi sport. Dividere i sessi per sport praticabili, quello sì che è sessismo. E quei gasepiu non lo capiscono. Loro toglierebbero dalle palestre anche le pertiche, le funi e le spalliere perché discriminano i disabili dai normodotati. Poi magari affiancherebbero ai prof gli interpreti per tradurre in simultanea la lezione nelle lingue madri degli allievi non italiani presenti in classe. Andoma bin. collino@cronacaqui.it
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