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L’eterno rimbombo dei perché

Soccer ball sits on grass field with white stripe

Foto Depositphotos

Facebook mi ha proposto ieri la foto di Ale e Ricky, i due calciatori 17enni della Juve annegati per recuperare un pallone nel laghetto del centro allenamenti di Vinovo, il 15 dicembre 2006. Sono passati 15 anni, e sembra ieri. Ricordo che nello stesso giorno era morto suicida un certo X di Nicosia, anche lui 17enne, sparandosi con la pistola del padre perché gli aveva rigato la macchina. Anche mia figlia Titti era scomparsa l’anno prima sbattendo contro la palina di viale Thovez. Erano tutti e quattro del 1989. Solo di X non si è mai saputo il nome, perché i giornali non potevano scriverlo: era figlio di un secondino e il regolamento carcerario impone l’anonimato a dipendenti  e loro parenti per proteggerli da ritorsioni, personali o trasversali, da parte della malavita. Ma tutto ciò non c'entra con il gesto di X, né con la morte dei due giovani calciatori, né con quella di Titti. Dare un perché alla morte d’un giovane è impossibile, qualunque modo abbia scelto il destino per causarla. Anch’io mi sono chiesto mille volte perché ci siano tutte quelle paline-killer in mezzo a Viale Thovez, che hanno causato e continuano a causare così tanti incidenti. Anche i genitori di Ale e Ricky si saranno chiesti come fosse possibile che uno Stato-balia come il nostro, pieno di precauzioni, avesse lasciato progettare alla Juve, dietro la porta d’un campo d’allenamento, un lago profondo 5 metri dove di sicuro sarebbero piovuti decine di palloni al giorno. Ma, ripeto, tutto ciò con la morte di Ale, Ricky, Titti e X non c’entra. Quando è scritto, è scritto. Anche se ci sembra ingiusto, non sapremo mai i perché del Padreterno. E dobbiamo sfare lo sforzo titanico di credere che ne avesse.

collino@cronacaqui.it
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