A va mai bin

Polemiche a Roma l’anno scorso per il grande albero di Natale comprato dalla Raggi e soprannominato dai cittadini dell’Urbe “spelacchio” perché era morto durante il trasporto e perdeva i rami come se avesse fatto la chemio. Polemiche anche quest’anno, sempre a Roma, per l’albero di Natale di 34 metri e 113 anni donato al Papa dalla Regione Trentino e sistemato davanti alla Basilica di San Pietro. Stavolta a insorgere sono stati i verdi: è un delitto in un pianeta bisognoso di verde e rovinosamente pelato dalla deforestazione selvaggia dare un esempio simile, abbattendo per puro diletto decorativo un albero vecchio di più di un secolo.

Powered by

Memore di questo, la Appendino, sindaco uscente, ha lasciato in eredità al suo successore Lo Russo la scelta per Natale di un enorme cono fatto di pannelli di erba artificiale legati da fasce oblique incrociate che lo hanno subito fatto soprannominare “lo zerbino”. Ma non è andata meglio a Verona, dove il cono artificiale alto 20 metri e illuminato da migliaia di luci bianche è stato soprannominato “il cono gelato”, con relative accuse di scarsa fantasia.

Insomma, comunque tu faccia, sbagli. E non è stato solo l’albero di Natale a prendersi le offese. Anche Babbo Natale è stato raffigurato a Modena in canottiera rossa e tutù. Ma l’offesa peggiore l’ha subìta a Noto, cittadina in provincia di Siracusa famosa per i suoi edifici barocchi. Il vescovo Antonio Staglianò ha detto in chiesa: “Babbo Natale, cari bambini, non esiste, e lo vestono di rosso solo per via della Coca Cola”. Fidatevi. Lo dice uno che adora un bambino nato da una vergine fecondata da un piccione. Sarà un po’ blasfema, ma te la sei voluta, Antò.