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Numeri inutili

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Il Magnifico (si fa per dire) Rettore dell’Università per stranieri di Siena, noto alle cronache mondane per aver inaugurato per primo i cessi unisex nel suo ateneo, ha organizzato per la giornata della memoria di ieri un dibattito il cui titolo è già una confessione faziosa: “Uso politico della memoria e revanscismo fascista”. Faziosa perché andrebbe bene per ogni celebrazione della resistenza, cambiando ‘fascista’ in ‘comunista’. Ma Montanari è un professionista dell’antifascismo, e d’altra parte non gli avrebbero dato l’ermellino se non lo fosse stato. “L’antifascismo – ha dichiarato – non è una posizione politica, è una premessa costituzionale indispensabile e non negoziabile”. E bravo. Sette più. Poi ha detto di aver querelato tutti quelli che gli davano del ‘negazionista’, e lì ha ragione: la scienza non dovrebbe neanche usare quel termine. A chiunque dovrebbe essere garantita la libertà di discutere i numeri ‘ufficiali’ della storia. Ma per la shoah, ad esempio, è vietatissimo. Le vittime furono 6 milioni e 6 milioni devono restare, chi indaga deve finire in galera. Per le foibe invece si può discutere. Il numero dei morti per mano jugoslava nel periodo 1943-1945 va dai 994 esumati da foibe, pozzi minerari e fosse comuni ai 15/20mila calcolati (anche in base ai metri cubi!) unendo le vittime accertate e non recuperate. Con loro van ricordati anche i 15000 civili assassinati dai partigiani nel triangolo rosso a liberazione avvenuta, documentati da Pansa. Discutiamone, discutiamone pure. Noi non vi mandiamo in galera come fate voi coi negazionisti. La vergogna sta già solo nel fatto che ci sono voluti 60 anni per poterne discutere, perché nei libri di scuola le foibe non c’erano.

collino@cronacaqui.it
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