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Realtà scomode

Moonwatch
Non mi fa effetto la lunga coda che c’è in via Roma per comprare l’ultimo orologio della Swatch-Omega. Ho visto code più lunghe per cose più inutili e costose, specie nel campo della moda. La più grande ricchezza dell’uomo (dopo la libertà) è il tempo, e ognuno dovrebbe essere libero di spenderlo come crede. Io odio le code, ma in vita mia ne ho fatte tante, per concerti, partite, acquisti. C’è gente che ogni anno dorme tre giorni nel prato di Wimbledon per comprare i biglietti. Come c’è gente che, povera in ogni cosa (anche quelle fondamentali come gli affetti e la casa), spende le sue uniche ricchezze (tempo e libertà) a bere, oziare, vagabondare, questuare. Sono i clochard. Quelli che adesso dormono sotto i portici di Torino perché se ne tolleri uno ne arrivano cento. E non è che non abbiano altri posti. Ma nei dormitori pubblici non ci vogliono andare per non essere schedati o obbligati a lavarsi. Nei tanti posti vuoti come il Palazzo del Lavoro non ci vanno per non essere derubati dai loro ‘colleghi’. Meglio stare in strada, dove tante anime belle ti portano persino il caffè al mattino, e magari passa un ricco che per lavarsi la coscienza ti molla il venti euro. Non faremo bella figura per l’Eurovision, ma non c’è soluzione. Neanche i soldi. Molti barboni sono risultati titolari di pensione senza saperlo, e comunque avrebbero diritto al salario di sussistenza. Funzionerebbe solo l’obbligo (già previsto per legge, ma non fatto rispettare) di non dormire per strada. Magari fornendo posti adatti all’uopo (tipo capannoni sfitti) senza identificazione, ma con sorveglianza contro furti e risse. Lo so, è come scopare la rumenta sotto il tappeto, ma in Svizzera fanno così.

collino@cronacaqui.it
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