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(foto depositphotos)

La Fda (Food and Drugs Administration), l’agenzia americana che approva o proibisce cibi e farmaci, ha dato il suo via libera alla medicina più cara del mondo, l’Hemgenix, che serve a curare l’Emofilia B. Si tratta di una malattia genetica rara che colpisce in media una persona ogni 30.000. Chi ne è affetto soffre di frequenti emorragie inarrestabili, perché gli manca il fattore coagulante nel sangue. Il costo dell’Hemgenix (tenetevi fermi) è di 3 milioni e mezzo di dollari a dose. 3 milioni e 364mila euro. Quasi sette miliardi delle vecchie lire. Per una sola dose.

Se mi chiedete cos’abbia di così prezioso per costare così tanto, credo che queste medicine abbiano prezzi così alti perché vengono impiegate molto raramente, proprio in virtù dell’estrema rarità delle malattie che curano. Le case farmaceutiche hanno troppo poche vendite per recuperare le spese di ricerca e ricavare i proventi desiderati. Ma pensare a sette miliardi a dose (lasciatemi ancora pensare in lire, come i vecchi) fa impressione. Un ciclo terapico intero è capace di costare trenta, cinquanta miliardi. Per una persona sola. Come metà cacciabombardiere F35, come un terzo di una società di calcio come la Fiorentina.

È chiaro che una cifra simile può permettersela solo un Ministero della Sanità, o una Società assicurativa. Oppure gente come Messi, Ronaldo e Mbappé, che guadagnano un centinaio di milioni all’anno. La domanda, però, è questa: quanti disperati del terzo mondo che crepano per malattie curabili come la malaria si potrebbero curare con 50 milioni di euro? Difficile dare una risposta. Prima di dire ‘meglio curare i disperati’ immaginatevi vostro figlio in fin di vita per Emofilia B.

collino@cronacaqui.it
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