Pelé, Maradona e Caravaggio

La morte di Pelè non mi addolora più di quella di qualsiasi persona sconosciuta. E’ stato immenso come calciatore, ma dopo aver finito di giocare mi era caro come l’umanità in genere. Pelé calcisticamente è morto l’ultima volta che ha giocato a livello competitivo. Ne restano i filmati, come restano i dischi di Pavarotti, ma chi ha potuto vedere entrambi in diretta può dirsi fortunato. Dei grandi artisti (e si può essere tali anche nello sport) amo quello che han fatto di bello, a volte di divino, nel loro mestiere, e non m’importa (lo dico pensando, ad esempio, a Maradona) come essi fossero dal punto di vista umano. Bisogna separare le persone dalle loro creazioni e dalle loro imprese. La storia è piena di artisti sublimi che come uomini furono tutt’altro che esemplari, eppure non c’è un quadro di Caravaggio che abbia smesso di piacermi quando ho appreso quale razza di manigoldo egli fosse. Detto ciò, mi rimane abbastanza spazio per farvi i miei auguri di buon Capodanno, comunque lo celebriate. Il 2023 sarà quello che sarà, come sempre. Astrologi e indovini dovrebbero essersi sotterrati per la vergogna di aver fallito la previsione della Pandemia. Ma anche questo 2022 che il mondo, stanco dell’orrendo biennio Covid, aveva colorato di speranze, l’avevo accolto con scetticismo. E infatti per me è stato nefasto: ho perso due amici fraterni, miei coetanei. Li penso ogni notte e li piango come non li piangerei se avessero giocato meglio di Pelé. No, no. Buon Capodanno e basta, nel senso di rito di passaggio. Che facciate bisboccia o andiate a letto alle 10 per snobbarlo, sarà pur sempre una vostra cerimonia. Coi miei auguri sul comò dell’entrata, fra i tanti.

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