Mummia sarai tu

La recente ossessione per il “politicamente corretto” è una miniera d’iniziative strambe e ridicole. L’ultima viene dall’UK dove il British Museum di Londra, il Great North Museum di Newcastle e il National Museum of Scotland di Edimburgo hanno deciso di cambiare le etichette delle mummie, mutando la parola mummia in “persona mummificata”. La parola ‘mummia’ – ha spiegato Jo Anderson del Great North Museum – “è stata utilizzata in inglese almeno dal 1615, e quindi ha un forte valore coloniale, anche perché deriva dalla parola araba ’mummiya’, che significa ’bitume’, la sostanza usata per imbalsamare”. E il portavoce del museo scozzese precisa: “Se conosciamo il nome dell’individuo imbalsamato lo usiamo, altrimenti scriviamo ‘uomo, donna, ragazzo, ragazza o persona mummificati’. Perché sono persone, non oggetti. La parola ‘mummia’ non è errata, ma è disumanizzante, mentre l’uso del termine ‘persona mummificata’ fa pensare a un individuo”. Bàh…In epoca imperiale, specie in età vittoriana, giunsero in Gran Bretagna così tante mummie che molte venivano addirittura scartate e gettate. Nel ‘600 e ‘700 sarebbe stata una bestemmia gettarle: erano preziosissime. Fatte a pezzi e pestate in polvere venivano vendute dagli speziali come toccasana per molte malattie. Con tale successo che le falsificavano persino, nel senso che a volte spacciavano per mummie egizie resti imbalsamati ed essiccati di europei trafugati nei cimiteri. La loro polvere fu usata – e questo lo sanno in pochi – persino dai liquoristi piemontesi nella ricetta del vermouth. Ben peggio che chiamarle mummie, no? Eppure, adesso basta. Regolatevi, prima di dare del “vecchia mummia” a qualche carampana odiosa. collino@cronacaqui.it