Impulsi intramontabili

Parlando di sesso virtuale, da ragazzo rischiai di perdere la vista sui cataloghi di intimo di Postalmarket. Poi vennero Playboy e le prime videocassette porno, finché s’aprì la frontiera del telefono coi numeri hot, dove si pagava un tot al minuto e una lei sconosciuta fingeva sospiri e gemiti mentre magari faceva la maglia. Ma la vera rivoluzione fu internet, che sdoganò il porno: in rete aprirono centinaia di siti gratuiti, pagati dalla pubblicità, e dopo ancora vennero gli smartphone e i social. Lì fu l’esplosione. Se i producers (quelli che postano filmati) su youtube cantano, ballano o parlano, su Onlyfans si spogliano. Teoricamente tutti, in realtà quasi solo donne. La novità del sito sta nel rapporto diretto producer-utente. Entrambi pagano dai 10 ai 50 euro al mese. Lei posta un filmato in cui è seminuda. L’utente che la vede la vorrebbe nuda? La può chiamare in chat. Pattuisce con lei un supplemento e viene accontentato. Lo vedrà solo lui. Questo è diabolico, perché crea un rapporto personale in cui molti complessati, abilmente istigati da una lei senza scrupoli, dilapidano stipendi per vedere sempre di più (anche atti sessuali espliciti) in esclusiva. Ma questo è il rischio. Nella normalità ci sono solo molte casalinghe che, d’accordo col marito, arrotondano le entrate di casa (si guadagna da 100 a 1000 euro al mese) limitandosi a mostrarsi nude. Ciò mi ricorda il successo che ebbe sulle Tv locali degli anni ’80 un programma in cui delle veraci casalinghe si spogliavano mettendosi solo una mascherina per non essere riconosciute. L’innesco è lo stesso: la curiosità di veder nuda la moglie del vicino. Passano i millenni, ma il carro di buoi è sempre lì dietro a rincorrere. collino@cronacaqui.it