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il maxi tamponamento
25 Aprile 2023 - 09:31
Decine di veicoli accartocciati sulla A 32, il 13 febbraio 2021
Lo chiamano “ghiaccio nero” ed è l’evento meteorologico più temuto dagli automobilisti: una formazione di ghiaccio omogeneo che ricopre le strade, dopo che ha piovuto e l’acqua piovana si è congelata. Ne furono vittime, la mattina del 13 febbraio 2021 sull’autostrada Torino Bardonecchia, oltre 30 persone, di cui due morte, che rimasero coinvolte nel maxi tamponamento che si verificò tra Exilles e Salbertrand.
Quella mattina l’asfalto era un manto di ghiaccio. C’era molta nebbia. Una Porsche che viaggiava ai 120 all’ora (sopra i limiti) si scontrò contro una macchina ferma, in panne, dando vita - con altre due vetture - al maxi incidente. Dopo un’indagine lunga e complessa, la procura ha indagato, per le due morti e i trenta feriti, otto persone: tre automobilisti e cinque tecnici della Sitaf, la società che gestisce la A32.
A causa del ghiaccio sull’asfalto, oltre venti auto si erano accartocciate intorno alle dieci del mattino in direzione Bardonecchia, prima della galleria Serre La Voute. Lunghe code si era fermate per il resto della giornata. Da subito la polemica era esplosa sulle condizioni del manto stradale, definite pessime e pericolose da molti automobilisti. Nessuno avrebbe spalato la neve al momento giusto, né sparso il sale, e sull’asfalto si sarebbe formato un manto di ghiaccio risultato fatale per decine di turisti e pendolari.
I pm Fabiola D’Errico e Giorgio Nicola, dopo avere analizzato i risultati della consulenza tecnica, hanno individuato le presunte responsabilità dei tecnici che avrebbero dovuto prevenire i rischi con la corretta manutenzione della strada. Tra gli indagati della Sitaf, c’è il direttore d’esercizio e il responsabile (nel 2020-2021) del Piano di gestione delle emergenze invernali per l’autostrada Torino-Bardonecchia. Avrebbe omesso, secondo l’accusa, «di valutare nella predisposizione del piano d’emergenza le procedure per prevenire e gestire la formazione del ghiaccio, non indicando le qualità delle sostanze anti gelo, le quantità da utilizzare e la frequenza dei passaggi dei mezzi spargisale, in particolare in vista della formazione del cosiddetto ghiaccio nero», dato che aveva piovuto.
Sarebbero poi - e ne sarebbero responsabili, a vario titolo, gli altri indagati - mancati i sensori fissi per misurare l’umidità, la temperatura dell’aria e la pavimentazione. Nessuno avrebbe controllato il passaggio degli spargi sale né avvisato gli automobilisti dei pericoli, nonostante un meteo che segnalava «alta o altissima umidità e temperature in diminuzione fino a meno 9 gradi». Gli indagati sono difesi dagli avvocati Giovanni Lageard e Massimo Usseglio.
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