Francesco, clochard di 72 anni: "Questa è una vita da disperati"

Poco prima un clochard dormiva sereno di fonte al Principi di Piemonte, all’angolo con via Roma. Due pattuglie di vigili, chiamate da chissà chi (certamente qualcuno importante per far arrivare la Municipale in forze), lo avevano allontanato. Allora Francesco che riposava e chiedeva l’elemosina poco lontano, ha deciso di cambiare posizione e si è diretto verso piazza San Carlo. Lì, di fronte al Caffé Torino, è rimasto letteralmente folgorato dall’opera d’arte di Simone Racheli: «E’ bellissima - ha subito detto il clochard -. Finalmente qualcuno che pensa a noi che denuncia la nostra situazione, così anche la città si può rendere conto di come viviamo».

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Francesco, quanti anni ha? Perché vive in strada?
«Io ho 72 anni. Non è sempre stato così. Prima abitavo in un appartamento in via Ormea. Ero sposato. Ho dei figli, ma il mio matrimonio è andato a rotoli, ho perso il lavoro e ho cominciato ad aggiustarmi come potevo. Qualche lavoretto in nero e, finché ho potuto, ho dormito in auto».
Poi, cos’è accaduto?
«L’auto me l’hanno portata via e, sopra i settant’anni, nessuno ti fa più lavorare, la pensione non ce l’ho e non mi resta che chiedere l’elemosina. Sono rimasto solo con un cane. Anzi, con il mio cane Otto che mi tiene compagnia. Mi segue ovunque e non ho neppure bisogno di usare il guinzaglio».
Come trascorre le sue giornate?
«Mi corico molto presto, coperto da cartoni e da una coperta che mi hanno regalato. Poi chiedo l’elemosina e, con quello che raccolgo vado a Porta Palazzo a comprare qualcosa da mangiare, per me e per Otto. Frugo nelle cassette lasciate dagli ambulanti perché con quello che prendo con l’elemosina non riesco proprio a campare. Finché c’è un po’ di salute le cose vanno, poi non so cosa succederà».

L’inverno è alle porte, qualche coperta non sarà più sufficiente, allora cosa farà?
«Come tutti gli anni cercherò rifugio in qualche dormitorio, ma i posti non sono molti. E poi c’è il problema del cane e di altri cani e delle altre persone. Non è sempre facile. Durante l’inverno l’ideale sarebbe riuscire a ricavarsi un posto nell’androne di un palazzo, a volte si riesce, a volte no».
Rimpiange la vita di prima?
«Certo che sì, questa è una vita da disperati. Non credere a chi ti dice che è una scelta. Purtroppo è una scelta obbligata che si fa quando non si hanno più speranze».