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Sotto la Mole i Dem verso la disfatta
09 Aprile 2024 - 05:33
Norme rigide per le candidature
La sezione Pd della vecchia Stalingrado si trova in via Benini, al civico 11 di Collegno. Apre solo la sera e nelle feste comandate. Però non lontano c’è una bocciofila dove c’è un biliardo e lì è possibile incontrare un attivista del partito. Un pensionato che passa il tempo tra una carambola e qualche bicchiere di vino. La Stalingrado è l’unica sezione che “tiene”. Da via Coppino (sede principale dei Dem) quando si parla di Collegno, quasi a parafrasare Truman Capote, quel luogo che d’inverno si perde nella nebbia, viene definito: “laggiù”. In verità la “Stalingrado torinese” non è così a Sud come la sezione di via Dina a Mirafiori, ma di quella, ormai, non parla quasi più nessuno. L’inchiesta terremoto che sta coinvolgendo il Pd («in verità il verbo più adeguato è lambire», si giustifica un anziano militante), sembra lasciare gli attivisti smarriti, disorientati. «Fanno, disfano, si candidano e si ritirano, mah», dice il pensionato che gioca a biliardo e che mentre parla, mette in buca un bel 18.
LA SEZIONE PD DI COLLEGNO
«Gallo con la ‘ndrangheta non ha nulla a che fare», aggiunge, ma senza puntualizzare se il padre o il figlio. E in effetti, a ben leggere l’ordinanza di custodia cautelare, al vecchio “signore delle tessere” di scuola laganghiana, si dice che è stato “cattivo” perché avrebbe minacciato di licenziare un dipendente se non avesse votato chi diceva lui (ma l’intercettazione più che letta dovrebbe essere ascoltata per comprenderne il tono), avrebbe tentato di piazzare un assessore dei suoi in giunta con Lo Russo e, infine, avrebbe regalato tessere gratis per l’autostrada ad amici e conoscenti in cambio (forse) di voti o favori. Tra i beneficiari ci sarebbe un giornalista e anche l’ex golden boy democristiano e figlio d’arte, Antonello Angeleri. Insomma, peccati veniali che nulla c’entrano con la criminalità organizzata calabrese e che, però, si ripercuotono su Raffaele Gallo, predestinato capolista Pd alle Regionali, ma che ha dato forfait. E’ uscito di scena senza neppure tentare una resistenza, facendo intendere che se ne vuole stare tranquillo (almeno per un po’). L’’ndrangheta c’entra, invece, perché Roberto Fantini, nominato componente dell’osservatorio regionale sulla legalità degli appalti (Orecol), avrebbe favorito, parallelamente, ditte in odore di mafia per alcuni appalti della Torino - Bardonecchia. Per quel ruolo il nome di Fantini venne proposto al presidente Cirio dal Pd attraverso il capo gruppo in Regione Raffaele Gallo. E per quanto quest’ultimo abbia fatto pubblica ammenda chiudendo in un cassetto le sue ambizioni, non sembra che altri esponenti che con Gallo hanno condiviso scelte e decisioni, abbiano fatto altrettanto. Questo, almeno, è il pensiero dell’ex senatore Dem Stefano Esposito, anche lui finito nel tritacarne giudiziario per poi uscirne pulito. Chi guarda oltre, invece, è Giorgio Ardito (ultimo segretario del Pci torinese) e oggi padre nobile del partito: «Il momento è dei peggiori - dice - io mi occupo quasi ossessivamente dei temi della pace, siamo in un tunnel infernale. La sanità va sempre peggio. O recuperiamo evasione fiscale, imposta di successione, tasse sui grandi patrimoni, o è il disastro». Non un accenno all’inchiesta, ma solo lo sconforto per il silenzio e l’indifferenza da cui è circondato. «Non lo so - aggiunge il pensionato del biliardo -, temo che alle regionali a Torino perderemo molti voti.
LA SEZIONE PD DI MIRAFIORI
Potevamo pensare di vincere se avessimo scelto il campo largo. Lo potremmo ancora fare, la candidata di Grillo è una di qui, la conosco, è una brava persona. Eppure noi vogliamo andare da soli. Prima si sono scannati in due per fare i candidati presidente (Valle e Gribaudo ndr.). Poi hanno scelto Gianna, ma non ci sono state primarie, votazioni, dibattiti. Come si fa ora a convincere la gente?». E poi c’è la questione del capolista: «Era stato scelto Gallo (Raffaele), ma non erano tutti d’accordo, specialmente Nadia Conticelli. Voleva farlo lei e forse ora la spunterà. A meno che...». A meno che Gianna Pentenero, a cui spetta l’indicazione di un candidato/a della presidenza, oltre a scegliere il nome, l’imponga anche come capolista. Potrebbe essere Antonella Parigi, ideatrice di “Torino Spiritualità” e già assessora regionale con Sergio Chiamparino. Sembra decisamente fuori dai giochi il cardio chirurgo Mauro Salizzoni che si è ritirato sotto le Rosse Torri a Ivrea per godersi la pensione. Eppure al Pd servirebbe proprio un trapianto, e un trapianto di cuore, «perché non c’è più la passione di una volta - dice il militante mentre mette in buca l’ultima boccia che vale 6 -. Si fa politica per curare il proprio orticello. A vincere non ci pensa più nessuno, per questo non si è fatto il campo largo. E se non si vuole vincere, è perché non si ha più nulla da dire. Dispiace, ma forse è meglio che Roma commissari tutto», anche “laggiù”, a Stalingrado.
LA SEZIONE PROVINCIALE DL PD A TORINO
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